Caserta, l'ospedale Sant'Anna assediato
da volontari ReiThera: «Trattati come no vax»

Caserta, l'ospedale Sant'Anna assediato da volontari ReiThera: «Trattati come no vax»
di Lidia Luberto
Sabato 24 Luglio 2021, 08:45 - Ultimo agg. 19:02
4 Minuti di Lettura

Al Sant'Anna, l'ospedale di Caserta, vanno e vengono da alcuni giorni per capre come risolvere il problema: sono immunizzati ma è come se non lo fossero. Non possono avere in Green pass. Non possono partire. A marzo si offriìrono come cavie per sperimentare il vaccino ReiThera. Tutto bene. Poi la burocrazia ha bloccato utilizzo e persone. Il coordinatore Paolo Maggi è più amareggiato di loro. A sua volta chiede aiuto e spiegaziooni ma a a un certo punto deve fermarsi e continua a parlare con le persone che a marzo a lui si rivolsero con fiducia. «Sono davvero scosso, è una situazione kafkiana: avevamo partecipato con entusiasmo e spirito di servizio alla sperimentazione del nuovo vaccino italiano ReiThera e, ora che il percorso si è interrotto, ci sentiamo beffati e discriminati», è lo sfogo di Angelo Russo, private banker, uno dei quasi mille volontari ReiThera, vaccinato a di Caserta, uno dei poli di sperimentazione del prodotto.

La questione è scoppiata dopo l'introduzione del green pass. Coloro ai quali sono state somministrate le dosi del vaccino sperimentale (e non il placebo) e che hanno sviluppato gli anticorpi, risultano per lo Stato italiano non vaccinati. Non essendo stato portato a termine l'iter sperimentale, il preparato non risulta, infatti, approvato dalle autorità regolatorie. Da qui il mancato riconoscimento dell'avvenuta vaccinazione.
«In altri termini spiega Russo ci sentiamo vittime di una discriminazione e di un'ingiustizia. Con l'introduzione del Green pass e delle relative limitazioni per i non vaccinati rischiamo di dover subire tutte le restrizioni che avremmo voluto evitare non solo per noi. In fondo anche per uscire al più presto da questa maledetta esperienza pandemica abbiamo offerto la nostra disponibilità».

Loredana Coletta, che ha ricevuto il vaccino nell'azienda ospedaliera casertana e ha sviluppato gli anticorpi, si trova nella stessa situazione di Russo e di tanti altri vaccinati ReiThera. Ma il suo atteggiamento è più fiducioso. «Sono certa che tutto si risolverà al più presto. Credo nella sensibilità delle istituzioni e voglio sperare che si superino certi cavilli burocratici che impediscono la logica e felice conclusione del nostro percorso», dice. Una conclusione che potrebbe non essere poi, così remota.

Si stanno muovendo in tal senso i responsabili italiani della sperimentazione ReiThera. Primo fra tutti il professore Paolo Maggi, direttore Uoc Malattie infettive e tropicali a direzione universitaria Aorn Sant'Anna e San Sebastiano Caserta, Università degli Studi della Campania, responsabile della sperimentazione a Caserta. Con gli altri suoi colleghi impegnati nella ricerca in diversi policlinici universitari italiani ha inviato una nota al Ministero nella quale si chiede «l'inserimento nell'anagrafe vaccinale nazionale di tutti i soggetti a cui è stato somministrato il vaccino Grad-Cov2 contro il Covid-19».

Una istanza supportata da dati scientifici inconfutabili. «Per quanto riguarda l'efficacia, misurata come immunogenicità, i dati mostrano una sieroconversione del 93% dopo la prima dose e del 99% dopo la seconda dose». E non solo. «I volontari che sono stati sottoposti alla vaccinazione si trovano in una condizione in cui non è indicata, né necessaria una ulteriore vaccinazione per cui, se non inseriti nell'anagrafe vaccinale non potranno mai ottenere una carta verde di effettuata vaccinazione».

I responsabili della ricerca chiedono, poi, che i volontari vaccinati «non siano discriminati per aver partecipato alla prima sperimentazione vaccinale italiana con grande entusiasmo e coraggio e fiducia nelle istituzioni e nel sistema nazionale italiano».

Una situazione, peraltro, molto più ampia e complessa. «Allo stato attuale non potrà avere il Green pass nessuno che si sono sottoposto a vaccini diversi da quelli ufficialmente approvati», dice il professore Maggi. Che aggiunge: «Ho alcuni colleghi vaccinati con Sputnik a San Marino che lavorano solo un poco fuori le mura della piccola Repubblica. Ma per lo Stato italiano non sono immuni né vaccinati». E poi la situazione che si sta verificando, secondo il professore, dà un altro duro colpo alla ricerca italiana. «Bloccare una sperimentazione che stava dando ottimi risultati e, per giunta, non rilasciare ai vaccinati volontari e immuni la carta verde, da un lato, disincentiva la voglia di continuare sperimentazioni autoctone, dall'altro, mostra la debolezza del sistema italiano nei confronti dei colossi farmaceutici mondiali».

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA