Biodigestore, il Tar detta i tempi:
«15 giorni per scegliere il sito»

Biodigestore, il Tar detta i tempi: «15 giorni per scegliere il sito»
di Daniela Volpecina
Mercoledì 27 Ottobre 2021, 08:28
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Zona Asi di Ponteselice o ex cava di Casa Mastellone. Il Comune di Caserta dovrà presentare entro quindici giorni una relazione dettagliata sul biodigestore anaerobico, chiarendo la località dove intende realizzarlo. Lo ha stabilito il presidente della prima sezione del Tar Campania, Salvatore Veneziano, con l'ordinanza numero 01173 del 26 ottobre 2021.

Un provvedimento emesso all'indomani dell'istanza istruttoria depositata dall'avvocato Paolo Centore in rappresentanza dei Comuni di Capodrise, Casagiove, Recale e San Nicola La Strada, del movimento Speranza per Caserta, degli ex consiglieri Francesco Apperti e Norma Naim, del circolo di Legambiente.

L'ordinanza si inserisce infatti nel quadro di un ricorso (il numero 3370) tuttora pendente al Tar presentato contro il Comune di Caserta nell'ottobre del 2020 e attraverso il quale i nove ricorrenti (quattro amministrazioni, due ex consiglieri, un'associazione ambientalista, un movimento politico ed un comitato) hanno impugnato e chiesto l'annullamento della delibera di giunta numero 79 del 26 giugno 2020 con la quale è stato approvato il progetto definitivo dell'impianto per il trattamento della frazione organica dei rifiuti in località Ponteselice. «Troppo vicino al centro abitato, troppo rischioso sul piano ambientale per le nostre comunità», questa la posizione dei quattro sindaci dei comuni confinanti che sul caso avevano già presentato un primo ricorso al Tar nel 2018, all'epoca dei fatti dichiarato inammissibile con sentenza numero 03203.

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Un chiarimento, quello sulla localizzazione, quantomai necessario - secondo il legale - all'indomani del decreto dirigenziale numero 28 del 27 settembre scorso con il quale la Regione Campania ha confermato che sussistono i presupposti per l'erogazione dei fondi previsti per la realizzazione dell'impianto in località Ponteselice. Ventisei milioni e mezzo di euro, questa l'entità del finanziamento (2,6 milioni sono già stati assegnati) cui occorrerà poi aggiungere altri diciassette milioni di euro (per un totale complessivo di oltre quarantasei milioni di euro) per gli interventi di mitigazione ambientale necessari in virtù del fatto che la localizzazione indicata (quella in zona Ponteselice), se confermata, interesserebbe un'area sottoposta a vincolo ambientale e paesaggistico che si trova a ridosso di insediamenti abitativi e in linea d'aria ad un chilometro dalla Reggia vanvitelliana.

Per questa progettazione è stato già speso intanto oltre un milione di euro, cui vanno aggiunti altri trentacinquemila euro per le indagini geologiche commissionate dall'ente in località Casa Mastellone, nell'area che si trova nei pressi del Santuario di San Michele, al confine con il Comune di Valle di Maddaloni, e che per un certo periodo di tempo nel 2020 è stata indicata come la possibile nuova localizzazione scelta dall'amministrazione. Si tratta di una ex cava, sottoposta a vincolo idrogeologico dall'Autorità di bacino della Campania centrale qualche anno fa perché a rischio frana, per la quale stando al parere rilasciato il 26 maggio dello scorso anno da un esperto ingaggiato dal Comune sarebbe possibile effettuare una riperimetrazione che ridurrebbe le dimensioni della zona su cui grava il vincolo, consentendo così di fatto la realizzazione dell'impianto di compostaggio con recupero di biometano da quarantamila tonnellate di rifiuti all'anno. Anche in questo caso però l'ente dovrebbe fare i conti con la resistenza e gli ostacoli posti dall'amministrazione di Valle di Maddaloni, il cui centro abitato si trova in linea d'aria a soli settecento metri, che ha già dichiarato la sua contrarietà al biodigestore.

Tra le motivazioni spicca il rischio di inquinamento delle falde acquifere. Proprio nei pressi del sito prescelto sorgono infatti due pozzi di acqua potabile che servono l'intera popolazione. Una ipotesi, quella di localizzare l'impianto nell'ex cava, che tuttavia comporterebbe ritardi e lungaggini anche sul piano burocratico mettendo seriamente a rischio l'erogazione del finanziamento. «I lavori si legge infatti nel decreto dirigenziale della Regione del 27 settembre scorso dovranno essere appaltati entro il 31 dicembre 2022 pena la revoca dei fondi». E l'impianto pronto nel 2025.
 

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