Caserta, dal canile grido dei volontari:
«Serve lana calda per le cucce»

Caserta, dal canile grido dei volontari: «Serve lana calda per le cucce»
di Emanuele Tirelli
Lunedì 2 Novembre 2020, 08:20 - Ultimo agg. 19:39
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L'inverno e alle porte, e così anche il freddo. Allora il rifugio municipale di Caserta chiede alla cittadinanza di contribuire con delle coperte di lana per gli animali.

I tempi in cui domandava tutto sono ben lontani. La situazione è migliorata notevolmente negli ultimi anni. Si è passati allora dalla necessità di cibo, medicinali e qualunque altra cosa, alla richiesta delle coperte come scelta dell'associazione che se ne occupa per tenere i loro ospiti più al riparo. «Con l'amministrazione precedente dice Alessandra Pratticò di Nati Liberi siamo partiti da un capitolo di spesa inesistente e siamo arrivati a un massimo di 20 mila l'anno. Con la nuova giunta siamo a 90 mila, e l'interlocuzione è cambiata completamente, sia con il sindaco Marino che con l'assessore De Michele e gli altri membri. Ultimamente sono arrivate anche due tosatrici, un congelatore di stoccaggio per le spoglie, una casetta deposito in alluminio per gabbie e trasportini, l'ampliamento del container per i gatti, e sono in consegna quattro condizionatori per gli uffici. Inoltre, la fornitura di cibo è regolare e l'assistenza medica è garantita dalla nomina del direttore sanitario fatta a giugno».

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La situazione precedente vedeva Nati Liberi a occuparsi di tutto, incluso l'acquisto di due congelatori di stoccaggio, fatta in un mercatino dell'usato dieci anni fa, o la costruzione delle aree per i gatti.

Quello di assistenza ai cani è un servizio essenziale e obbligatorio per il Comune, che se lo affidasse in gestione a un privato pagherebbe almeno 4 volte in più. «La giunta Marino non può sottrarsi per legge, ma è anche vero che si è sempre dimostrata sensibile all'argomento. Siamo sempre impegnati a pungolare e a far notare le esigenze, ma abbiamo qualcuno che ci ascolta». Presto, però, ci sarà un'altra questione da discutere. L'associazione opera in regime di volontariato assoluto, ma l'impegno che porta avanti da tanti anni è quotidiano, costante, senza definizione di giorni, orari e senza poter rimandare la risoluzione di problemi immediati. Adesso la nuova legge regionale prevede anche l'apertura al pubblico della struttura per cinque ore al giorno per cinque giorni la settimana, più di un altro giorno intero. Così, quando la pandemia sarà passata, e la scomparsa delle restrizioni imporrà di fare entrare questa nuova dinamica a pieno regime, sarà importante ragionare anche di questo impegno ulteriore. I novantamila euro l'anno spesi dall'amministrazione, e quindi dai cittadini, sono dovuti, necessari. In più hanno un rilievo in termini di cura degli esseri umani.

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«Ma c'è pure una ricaduta ulteriore e ancora più pratica per tutti», continua Pratticò.
«Immaginiamo 150 o 200 cani che girano liberamente in città, in branco o da soli, che possono diventare pericolosi anche involontariamente provocando degli incidenti. Immaginiamo questo numero crescente, perché si tratterebbe di animali non sterilizzati, quando invece quelli che troviamo adesso sono i cosiddetti cani di quartiere, in numero esiguo, sereni, accuditi dai cittadini. Gli altri che appaiono, perché vengono abbandonati, sono subito all'attenzione dell'associazione e delle autorità. Inoltre, chi vuole un cane ha tre scelte: acquistarlo e pagare centinaia o migliaia di euro; prenderlo gratis dalla strada, non vaccinato non sterilizzato, non necessariamente socializzante; adottarlo gratuitamente dal canile, con un protocollo vaccinale completo, sterilizzato e con una valutazione comportamentale già fatta. Poi c'è il problema dei gatti, che sta per essere affrontato con l'attenzione che merita».
 

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