Caserta, l'invasione dei cinghiali
​e il pericolo della peste suina

Caserta, l'invasione dei cinghiali e il pericolo della peste suina
di Emanuele Tirelli
Mercoledì 19 Gennaio 2022, 07:28
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Sono due pensieri ricorrenti delle ultime settimane. Peste suina e influenza aviaria hanno la capacità di compromettere salute ed economie, ed è necessario ragionarci concretamente prima che possano fare la propria comparsa anche in Terra di Lavoro. Del primo argomento se n'è parlato ieri sera a Napoli, nel corso di un appuntamento organizzato dall'assessorato all'Agricoltura della Regione, congiuntamente alla presentazione del «Piano di gestione e Controllo del Cinghiale in Campania». L'assessore Caputo ha infatti dichiarato che la Regione è «pronta ad affrontare qualunque emergenza nei tempi e nelle modalità più opportune per evitare che il virus della Psa (peste suina, ndr) dilaghi, minando l'agro-economia regionale ed in particolare la suinicoltura campana, che vanta razze tipiche e di pregio, come il maialino nero casertano». E la provincia di Caserta cerca di tenere la situazione sotto controllo, anche se in dinamiche molto distanti dall'allarmismo.

«Per adesso ci sono focolai di peste suina in Piemonte e in Liguria», dice Giuseppe Miselli, direttore di Coldiretti Caserta. «In una dimensione ordinaria, si parlerebbe di un movimento compreso tra un chilometro e mezzo e cinque al mese, ma il numero eccessivo di cinghiali rischia di accelerare il tutto. Nel corso della riunione di ieri sera a Napoli si è parlato della possibilità che arrivi in pochi mesi, ma sono calcoli che potrebbero restare nel mondo delle idee e non realizzarsi mai».

La proliferazione è dovuta all'interruzione della caccia durante i periodi di lockdown ma anche all'evoluzione della fauna selvatica che ha visto passare i parti da 2-3 a 7-8 cuccioli. «Si è parlato anche della necessità di segnalare immediatamente la presenza di carcasse di cinghiali. Come Coldiretti lo abbiamo sempre fatto. In questo caso si tratta di scongiurare un'emergenza sanitaria, ma anche in tempi normali i cinghiali danneggiano le colture di mais e nocciole, attaccano le viti e in alcune circostanze anche le persone. Su alcune arterie come la Telesina che collega Caianello a Benevento, nel tratto di Baia e Latina, capita che qualche cinghiale attraversi la strada mettendo in pericolo anche gli automobilisti». Trasformarlo in una risorsa è un obiettivo che Coldiretti spera di raggiungere presto. «Non abbiamo la tracciabilità della carne di cinghiale, quindi non può essere venduta. L'idea è allora quella di una filiera controllata. Anche per questo alcune aziende hanno già domandato la possibilità di aprire dei punti di macellazione. Vorremmo organizzare un corso con gli agrichef per la cottura della carne e la preparazione di piatti specifici».

«Per l'influenza aviaria per adesso non ci sono segnali capaci di farci immaginare una dimensione preoccupante», afferma Raffaele Puoti, presidente di Confagricoltura Caserta. «Lo stesso discorso vale anche per la peste suina. È chiaro che bisogna guardare a questi argomenti con la massima attenzione, ma la provincia di Caserta non ha registrato nessun caso».

Puoti ricorda gli avvistamenti di cinghiali a San Leucio e sul Monte Maggiore, e sottolinea che alle spalle di Pietramelara ci sono aree in cui non è possibile cacciare.

«Bisogna ragionare anche sulle caratteristiche di alcune zone e pensare agli allevamenti di montagna dove si innescherebbe una problematica capace di mettere a rischio l'intero sistema dell'allevamento. Quello della proliferazione del cinghiale nella nostra provincia è un argomento reale che va risolto per tenere al sicuro bestiame, coltivazioni e persone. Quello della peste suina potrebbe essere facilitato dalla moltiplicazione degli animali negli ultimi anni. Ripeto però che non ci troviamo in una condizione di allarme, anche se è opportuno, come si sta facendo, da parte della Regione prevedere delle attività per fare in modo che la preoccupazione non si trasformi in qualcosa di concreto».

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