Caserta città più cara del Sud Italia:
«Si spende tanto e si porta a casa poco»

Caserta città più cara del Sud Italia: «Si spende tanto e si porta a casa poco»
di Domenico Zampelli
Venerdì 20 Agosto 2021, 11:00
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Prezzi al consumo, per Caserta è in chiaroscuro il dato del mese di luglio 2021. Da un lato il livello di inflazione generale è al 2%, quindi in perfetta linea con gli obiettivi indicati dalla Bce, ma dall'altro il carrello della spesa resta uno dei più cari in Italia. Anzi, il più caro dopo Catania, a pari merito con Campobasso. Ma andiamo a vedere la parte mezza piena e quella mezza vuota nel bicchiere dell'inflazione.



Nel mese di luglio l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic) ha registrato un aumento dello 0,5% su base mensile (inflazione congiunturale) e dell'1,9% su base annua (inflazione tendenziale). In Campania l'aumento dei prezzi a luglio si è allineato al dato nazionale nel caso di Caserta, Avellino e Benevento, mentre Napoli ha registrato uno 0,3%. Una rilevazione, quella dell'Istituto di statistica, nella quale la città di Salerno non è più inserita in elenco. A livello tendenziale, invece, Caserta si pone esattamente al 2%, mentre Napoli è leggermente al di sotto (1,9% come il dato nazionale), Avellino è a quota 2,2% e Benevento a 2,3%. Ma perché fra tutti questi numeri quelli di Caserta devono essere considerati i migliori? Perché sono quelli più in linea con quanto ha prescritto proprio nel mese scorso la Banca centrale europea. Dopo diciotto anni dall'ultima revisione, avvenuta nel 2003, l'autorità monetaria di Francoforte ha infatti deciso che l'obiettivo da raggiungere per garantire la stabilità non sarà più un livello di inflazione «inferiore ma vicino al 2% nel medio termine». Dal 22 luglio il nuovo target è invece «un obiettivo di inflazione simmetrico del 2% nel medio termine». Simmetrico nel senso che «positive o negative deviazioni» dall'obiettivo sono considerate egualmente indesiderabili. Fino a ora, invece, un'inflazione più alta del 2% era considerata una situazione più delicata, e da affrontare con maggiore determinazione di un'inflazione più bassa.

La conseguenza è importante, spiega il comunicato della Bce: quando l'inflazione sarà troppo bassa per un periodo lungo, bisognerà evitare che queste deviazioni diventino strutturali, influendo sui consumi. Bicchiere mezzo vuoto Ma non proprio tutto va bene. La parte dell'inflazione più percepibile dai cittadini, cioè il carrello della spesa, continua a essere poco amico dei consumatori casertani. Così, se il dato nazionale sui prezzi dei beni alimentari su base annua è sostanzialmente stabile, in Campania va decisamente peggio, e la punta dell'iceberg si trova a Caserta. L'aumento è infatti dello 0,7% a Benevento, dell'1,3% a Napoli, del 2% ad Avellino e addirittura del 2,2% a Caserta. Un dato purtroppo non molto confortante: in pratica, spendendo la stessa somma nelle province vicine alla nostra usciamo dal supermercato con qualche prodotto in più.

E, a volerla dire tutta, il dato casertano non ha purtroppo eguali in Italia, salvo il caso di Catania, dove gli alimentari sono aumentati del 2,6%. Secondi in assoluto, quindi, a braccetto con Campobasso. Certo, se gli alimentari costano caro ci sono anche altri beni che compensano, consentendo di raggiungere la media del 2%. In calo, ad esempio, troviamo il settore delle bevande, sia analcoliche (-0,3%) che alcoliche (-1,5%), come pure l'abbigliamento (-0,3%) e soprattutto le calzature (-1,9%). Stesso discorso per mobili e arredi, settore in cui il calo sfiora il 6%. Speriamo che il segno meno (o almeno uguale) arrivi quanto prima anche nel carrello della spesa quotidiana.
 

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