Caserta, una città ricca di verde
ma con gli spazi negati

Caserta, una città ricca di verde ma con gli spazi negati
di Lidia Luberto
Lunedì 12 Aprile 2021, 08:22
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Con il divieto di spostamenti dal Comune di residenza, che è una delle condizioni alle quali ci ha costretto la situazione epidemiologica, i casertani si sono accorti della carenza, in città, di spazi all'aperto, di aree verdi e parchi pubblici. Un patrimonio green che non c'è o, meglio, è, di fatto, indisponibile. Perché Caserta, almeno potenzialmente, non è povera di verde. Anzi. Il solo Parco reale si estende per un milione e 200mila metri quadrati, la Villetta Maria Carolina per 50mila, senza contare l'area ex Macrico, agognata acquisizione al patrimonio comune, di 324.533 metri quadrati il Bosco di San Silvestro di 760mila mq e tutte le altre zone verdi situate nelle immediate vicinanze del centro, da San Leucio, a Vaccheria, a Casolla e Casertavecchia e ancora la Villa Comunale, i Giardini Padre Pio (oggi in ristrutturazione), piazza Pitesti, Parco del Corso.


Un patrimonio verde, però, più virtuale, che concreto. Tanto per cominciare, infatti, anche in questa nuova contingenza, è inutile pensare al Parco reale che, come tutti i musei d'Italia è chiuso per l'emergenza Covid. «Da direttore il mio più grande desiderio è riportare alla fruizione pubblica il Complesso vanvitelliano a partire dal Parco Reale, ma ciò, per ora non ci è consentito. Ma quale Parco monumentale, che costituisce un unicum con il Palazzo reale, non è possibile. Tutto l'insieme è soggetto alle restrizioni del governo come per tutti i musei in zona rossa o arancio», spiega il direttore Tiziana Maffei. «Il Parco della Reggia è considerato da sempre il parco pubblico della città, una parte del verde previsto dagli standard minimi delle espansioni territoriali, purtroppo mai realizzati o troppo trascurati. L'elegante Parco vanvitelliano, però, non è come il Bosco di Capodimonte, che ha un'altra storia gestionale, tanto da essere accessibile senza biglietto d'ingresso.

Quello della Reggia, protagonista del complesso con la sua architettura di verde, di fontane, di statue, di complessità impiantistica e di collezioni botaniche, è straordinario nella sua bellezza ma anche nella sua fragilità. Il lavoro che stiamo facendo come Museo Verde, intende restituirgli proprio questa identità».

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Off limit, come si sa, sono anche i Giardini della Flora che, lo ha precisato più volte la stessa dg, sono parte integrante del Parco reale. Chiuso anche il Bosco di san Silvestro, oasi del Wwf anche se sono state adottate numerose misure di sicurezza, come ricorda lo storico responsabile, Franco Paolella: «Avevamo preso tutte le precauzioni spiega - : fascia oraria di entrata di quattro ore anziché orario unico, tre punti di igienizzazione per le mani, controllo della temperatura, chiusura della sala proiezione, del museo e del panda shop, visite guidate per singole persone o per famiglie, igienizzazione sistematica dei bagni con annotazione dell'ora e dell'operatore intervenuto, posizionamento di un segnale luminoso e un percorso di entrata diverso dall'uscita».
Il Parco Maria Carolina, poi, destinato a verde pubblico, dotato di alberi di alto fusto anche di pregio e prati che doveva rimanere aperto, anche se in via sperimentale, nei festivi, è attualmente chiuso. E abbandonato. Tant'è che la serratura del cancello lato piazza Carlo, uscita dal sottopasso, come denuncia Giovanni Falcone, dell'associazione Anafim ospitata in una zona dello stesso parco, è stata divelta, i battenti sono pericolanti, con il rischio che possano cadere sui passanti e con la possibilità che sia mal frequentato soprattutto di notte. Certo, nella centralissima via Galilei, c'è la Villetta Giaquinto, strappata a furor di popolo al disinteresse delle amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni e salvata a vantaggio dei cittadini, ma anche questa è del tutto insufficiente ai mutati fabbisogni della cittadinanza. Perciò, da quando il Covid ha costretto tutti fra le mura urbane, i casertani si riversano, con il pericolo concreto di assembramenti, soprattutto in piazza Carlo di Borbone. Da qui la necessità di mettere a disposizione altre aree verdi: non più una opzione differibile, ma una ragione di sicurezza.
 

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