Decoro urbano, c'è un assessorato dedicato eppure a Caserta sembra una chimera. Fuori dalla critica sterile, una città mostra se stessa lungo le vie che l'attraversano, nei luoghi dove giocano i bambini, nelle piazze, tra la gente. L'immagine che ne esce non racconta niente di buono. I social sono pieni di foto denuncia ma l'assessore al decoro urbano, Raffaele Piazza, sulla sua pagina Facebook scrive: «Ci sono quelli che lavorano per la città, scendono in strada e ripristinano, aggiustano e poi partecipano a progettare il futuro e ci sono quelli che a casa aspettano il Covid-19».
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E allora, vediamo qual è lo stato dell'arte. A cento metri dalla reggia, in piazza Margherita, le fioriere pensili, quelle poste in alto intorno ai pali della luce, sono da anni contenitori di sterpaglie eppure chiamano quella piazza il salotto buono della città. Potrebbe esserlo, ne ha le potenzialità, ma la realtà è che quella che traspare è un'immagine mortificante per chi vive la città e per chi viene a visitarla. Davanti ai giardini della Flora, solo grazie all'adozione del Rotary, è rinato il prato, fino a qualche mese fa un arido deserto anche qui di sterpaglie.
Ma quartiere che vai disastro che trovi. In quello che fu il giardino pubblico destinato ai giochi dei bambini a rione Tescione, giacciono accatastati rifiuti di ogni genere. Il luogo appare nel degrado più assoluto tra vecchie sedie, mobili rotti, lo scheletro di quella che fu un'altalena, cacche di cani e abbandono istituzionale. Nella zona Parco degli aranci ci sono volontari che provvedono a rimuovere bottiglie di birra e contenitori per le pizze d'asporto abbandonati. Si dirà, correttamente, che la colpa di tanto sporco è degli incivili ma chi interviene per porre un freno, chi controlla chi sporca e chi non pulisce?
Verde pubblico abbandonato in ogni dove. Dalle palme capitozzate in Viale Medaglie d'oro alle lunghe e pungenti foglie che cadono nella stessa strada su chi sotto passa nell'auto. Così è se vi pare. Quell'unico polmone verde che la città offre alla sua cittadinanza, nell'area detta Saint Gobain, è come più volte già denunciato, ricettacolo di rifiuti e di sacchetti abbandonati. Le aiuole, quelle poche che sono sparse nel capoluogo, gridano vendetta. I marciapiedi sono quelli di una città appena uscita dalla guerra.
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Da via don Bosco a corso Giannone, attraversando la città nei quattro punti cardinali, è un susseguirsi di buche, di mattoncini rotti e divelti, di grate sollevate intorno agli alberi. E allora, ritornando al senso del decoro urbano, cosa dovrebbe avere Caserta che non ha? Questa chimera vuole dire abbellire e mantenere bello l'ambiente nel quale si vive, significa mettere in vetrina la civiltà e la cultura di chi ci vive, vuol dire accogliere con rispetto e con orgoglio noi stessi e i visitatori, è la qualificazione estetica e funzionale dell'habitat cittadino quale bene primario della comunità locale.
Si tirerà fuori la storia antica della mancanza di liquidità. Eppure ci sono priorità e quelle attengono alla visione politica che della città si ha.