Caserta, detenuto stupratore
voleva uccidere don Barone in cella

Caserta, detenuto stupratore voleva uccidere don Barone in cella
di Mary Liguori
Martedì 18 Settembre 2018, 12:00
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C'è un video, ripreso dalle telecamere del penitenziario di Vallo della Lucania, all'origine del trasferimento di don Michele Barone a Secondigliano. Un video in cui quattro detenuti e il sacerdote si «confrontano» aspramente dopo una serie di battibecchi che, a dire del religioso, l'avevano messo in allarme già nei giorni immediatamente successivi il suo arrivo nel carcere salernitano, lo scorso 2 marzo.Quel filmato, registrato da una telecamera nella zona tra le celle 8 e 10 del reparto in cui sono detenute le persone accusate di reati sessuali, ha provocato un duplice effetto. Da un lato il trasferimento di Barone a Secondigliano, il 23 agosto, dall'altro un provvedimento disciplinare a carico dello stesso sacerdote sotto processo a Santa Maria Capua Vetere per maltrattamenti su minore e violenza sessuale su due ventenni.
 
Il dossier di Barone è stato inviato alla Procura competente. E consegnato al parlamentare Antonio Del Monaco che ieri ha fatto visita al sacerdote nel carcere napoletano. Quel dossier parla di quattro detenuti, tre italiani e uno straniero, che avrebbero messo a repentaglio la sicurezza del prete accusato di avere provocato uno sfregio permanente a una ragazzina di 13 anni nel corso di rituali esorcistici. Tappa per tappa, Barone scrive ciò che a suo dire ha dovuto subire sin dall'arrivo in carcere. I primi dispetti, gli nascondevano l'asciugacapelli poi trovato in cella di uno dei presunti «molestatori», il trasferimento di due detenuti, quelli che lo avrebbero infastidito a marzo. Poi altri e più gravi episodi. Fino alla minaccia di morte. Ma andiamo con ordine. Barone, arrestato a febbraio per la storia degli abusi mascherati da esorcismi, finisce in carcere a Vallo della Lucania perché a Santa Maria Capua Vetere è stato cappellano e a Poggioreale viene ritenuto non al sicuro. La sua storia è arcinota quando varca la soglia della casa circondariale di Vallo dal momento che, ben prima dell'arresto, Le Iene hanno raccontato la sua storia mostrando il suo volto durante un servizio. Accusato di aver spacciato per esorcismi violenze, percosse e abusi sessuali, quando arriva in carcere, dunque, qualcuno si sente in dovere di fargliela pagare, ricorrendo al codice non scritto dei carcerati, secondo il quale chi finisce dentro per reati che riguardano i bambini va in qualche modo vessato. Va chiarito che nel reparto di Barone sono detenute persone accusate di violenza sessuale e reati affini e che il prete risponde di questo reato nei confronti di due ventenni e non della ragazzina. Sfumature processuali che i detenuti ignorano forse volutamente: lo bersagliano. È un crescendo. In un caso lo colpiscono con un pungo in petto «perché non aveva pulito bene il pavimento». Poi si arriva al 22 agosto, quando in tre gli preannunciano un pestaggio. Tutto nasce da un diverbio al termine del quale interviene il capo delle guardie penitenziarie. I tre accusano Barone di «aver fatto la spia». Un quarto gli promette: «Io ti ammazzo». E si segna la gola con il pollice.

Il gesto è inequivocabile. Scattano le denunce. E sono reciproche. Barone querela i tre per le minacce di morte e per la «promessa» di pestaggio. I quattro, di rimando, denunciano il prete per minacce

L'uomo che ha minacciato di morte don Barone è Mario A. Condannato per due volte per violenza sessuale. La prima commessa a Salerno, la seconda a Roma. Lo bloccano dopo che, usando Facebook, adesca una quindicenne spacciandosi per uno studente di Medicina di venticinque anni. Attira la vittima in un casolare sulla Tiburtina e poi la violenta. Per questi fatti, risalenti al 2014, viene rinviato a giudizio nel gennaio scorso. L'altro, Gianluca D.A., è un ex manovale che invece sta scontando una pena a sei anni per violenza sessuale nei confronti dell'ex fidanzata. Entrambi hanno quarantuno anni e sono salernitani. Uno dei due, in passato, ha avuto legami con piccoli gruppi di criminalità organizzata locale.

È intenzionato a ricostruire i contorni del caso, Antonio Del Monaco, ma anche ad approfondire la vicenda giudiziaria di don Barone. Il parlamentare, che è anche psicologo, ha preso a cuore la vicenda. «Tornerò a fargli visita, le condizioni carcerarie rappresentano un argomento sul quale bisogna lavorare per la tutela della dignità dell'essere umano che resta, e deve restare tale, anche se detenuto», ha detto.
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