Caserta, lavori alla dimora di Garibaldi appaltati ai clan: tutti assolti in appello

Si è chiuso senza responsabili il processo in appello per i lavori di riqualificazione dello storico Palazzo Teti Maffuccini e il collettore fognario di Grazzanise

Interno di Palazzo Teti Maffuccini
Interno di Palazzo Teti Maffuccini
Martedì 28 Febbraio 2023, 11:59 - Ultimo agg. 13:16
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Tra assoluzioni confermate e prescrizioni riconosciute, si è concluso senza responsabili il processo in appello per i lavori di riqualificazione dello storico Palazzo Teti Maffuccini di Santa Maria Capua Vetere - vi dimorò Garibaldi nel 1860 - e per quelli relativi al collettore fognario del Comune di Grazzanise. Entrambe le opere, secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, erano finite, dietro il pagamento di tangenti ad amministratori pubblici (Palazzo Teti), ad aziende riconducibili al clan dei Casalesi, in particolare alle fazioni guidate da Michele Zagaria e dalla famiglia Schiavone.

La Corte d'Appello di Napoli, contrariamente alle richieste di inasprimento di pena rispetto al primo grado avanzate dalla Procura Generale, ha infatti emesso sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per l'ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere Biagio Maria Di Muro, per il dirigente comunale Roberto Di Tommaso, il costruttore Guglielmo La Regina, e soprattutto per l'imprenditore Alessandro Zagaria, ritenuto dalla Dda il trait d'union tra il clan dei Casalesi e i colletti bianchi.

Alessandro Zagaria è stato in particolare assolto, come già avvenuto in primo grado, dall'accusa di associazione camorristica, mentre la prescrizione, così come per Di Muro, Di Tommaso e La Regina, è scattata per il reato di corruzione, che la Corte d'Appello ha derubricato in altra fattispecie di reato, di cui si saprà quando saranno depositate le motivazioni. Per il filone relativo ai lavori al collettore fognario di Grazzanise, la Corte ha inoltre confermato l'assoluzione, già disposta in primo grado dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, anche per gli imprenditori Francesco e Nicola Madonna, che per questa indagine hanno trascorso anche un periodo in carcere. Nello staff di difensori Renato Jappelli, Giovanni Cantelli, Giuseppe Stellato, Angelo Raucci, Nicola Garofalo.

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