Il movente sta tutto in quella chiamata al 112, quando, forse, mentre era ancora accanto al corpo ormai senza vita della moglie, ha detto ai carabinieri di averla uccisa in preda a un raptus di gelosia. Un raptus scatenato dal sospetto che lei lo tradisse. Forse, però, la storia del tradimento è solo una elaborazione della sua mente. Una fantasia maturata nei ventuno giorni che ha passato in isolamento totale. Solo ieri mattina, infatti, Michele Marotta ha avuto dall'Asl l'autorizzazione per uscire di casa perché era positivo al Covid e l'esito dell'ultimo tampone, quello che ne accertava la guarigione, lo ha ricevuto nella serata di martedì. E ieri mattina è andato dalla moglie, l'ha fatta salire in macchina, ha imboccato una strada di campagna di San Felice a Cancello e, una volta lontano da occhi indiscreti, i due hanno discusso. Lui l'avrebbe accusata di avere una relazione con un altro uomo, lei avrebbe negato. Ma Marotta, evidentemente, dalla moglie non voleva un chiarimento. All'appuntamento ci è andato armato. E l'ha uccisa.
LEGGI ANCHE Donna scomparsa a Brescia, fermato l'ex fidanzato
La vita di Maria Tedesco è finita a 33 anni sotto i colpi di pistola dell'uomo che sposò nel 2013 e che un anno dopo rese padre. È l'ennesima storia di malamore, l'ennesima tragedia senza campanelli d'allarme, perché l'uxoricida non solo è incensurato, ma non c'è in Procura, sul suo conto, alcun fascicolo d'indagine per maltrattamenti domestici.
Michele Marotta ha fatto ritrovare il corpo della moglie poco dopo le dieci di ieri mattina. Dopo aver telefonato al 112, è tornato a casa e lì ha aspettato che arrivassero i carabinieri. Non ha opposto resistenza, non ha negato di aver ucciso la donna. Ma non ha risposto alle domande degli investigatori.
Tutto quello che ha detto, lo ha raccontato rendendo spontanee dichiarazioni. Il fascicolo, di cui è titolare il sostituto procuratore Alessandro Di Vico della Procura di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Maria Antonietta Troncone, sarà oggi esaminato dal gip. L'indagine, delegata ai carabinieri della compagnia di Maddaloni, guidata dal capitano Stefano Scollato, sembra già chiusa. E quello di Maria è l'ennesimo nome della lunga lista di donne morte per mano di chi avrebbe dovuto solo amarle. O lasciarle andare.