Jabil, lettera a 350 operai:
mobilità con l'offerta di un incentivo

Jabil, lettera a 350 operai: mobilità con l'offerta di un incentivo
di Enzo Mulieri
Venerdì 31 Gennaio 2020, 08:23 - Ultimo agg. 11:48
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L'aveva promesso il 23 gennaio in sede di ministero dello Sviluppo e l'ha fatto ieri in forma ritenuta dalle parti sociali assai discutibile. Il gruppo Jabil (tlc) spinge sull'acceleratore per coinvolgere con maggiore determinazione i lavoratori ad aderire al programma di ricollocazione in atto ormai da diverso tempo. Ma le risposte sono risultate tutt'altro che convincenti, a giudicare da quanto è successo nella mattinata a Marcianise quando i lavoratori in servizio, circa 200, hanno effettuato un'ora di sciopero bloccando l'attività produttiva.

Motivo di contestazione la consegna pro manibus a una parte del personale di una lettera dell'azienda nella quale venivano richiamati i termini del piano di ricollocazione e venivano sinanche anticipati i criteri attuativi della procedura di mobilità che scadrà il 23 marzo, interessando ben 350 addetti.

«Nell'ambito del progetto di reimpiego ti invitiamo a un'attenta valutazione di eventuali proposte di assunzione che hai ricevuto o riceverai e a collaborare attivamente al processo di selezione considerandolo una reale opportunità di proseguire il percorso professionale», così riporta tra l'altro il documento. In alternativa si ricorda che Jabil mette a disposizione un interessante incentivo all'esodo volontario. «Infine riteniamo opportuno informarti che la tua posizione nell'ambito della graduatoria provvisoria elaborata ai fini della determinazione degli esuberi è stata stabilita con parametri che riguardano le posizioni familiari e la data di assunzione». Come dire che si procederà secondo i dettami della normativa, secondo l'azienda, contrariamente all'interpretazione dei lavoratori che parlano di un'iniziativa inadeguata, comunque inopportuna e intempestiva in costanza di un'azione di scouting che il ministero pure sta realizzando d'intesa con Invitalia e che potrebbe dare riscontri più interessanti a fine febbraio sul piano della ricerca di nuove imprese e della reindustrializzazione. Per Fim, Fiom e Uilm, le scelte operate finora dalla società non darebbero le dovute assicurazioni sulla solidità dei piani imprenditoriali proposti, si parla di inadeguatezze anche rispetto alle possibilità di rilancio della multinazionale statunitense. Ecco perché, a prescindere dalla lettera di ieri, le posizioni tra le parti rimangono invariabilmente distanti. Da un lato c'è Jabil che lamenta lo scarso numero di lavoratori in uscita (75 in tutto, di cui 50 sono stati reimpiegati in altre aziende e 25 hanno ricevuto un incentivo all'esodo); dall'altro lato ci sono le tre sigle di categoria che manifestano la loro contrarietà a interventi considerati unilaterali, proprio come quello messo in atto ieri.

Anche per questo non sono affatto disposte alla rassegnazione, rafforzano il loro programma di lotta già calendarizzato per tutti i lunedì delle prossime settimane. A partire da lunedì 3 quando la protesta si trasferirà a Napoli, con una delegazione che manifesterà presso la sede della Rai. La speranza è che la mobilitazione possa indurre la proprietà a più miti consigli, dopo mesi e mesi di confronto serrato, molto spesso improduttivo sia presso le istituzioni sia a livello territoriale. L'azienda è convinta, comunque, che il massimo dell'impegno è già stato applicato, come dimostrano le misure illustrate dal manager Clemente Cillo nell'ultimo vertice al Mise. Là dove ebbe a confermare per i prossimi tre anni commesse per attività di gestione di sistemi per importanti players del settore delle telecomunicazioni, aerospazio ed ebbe a prevedere un aumento consistente del fatturato per i prossimi tre anni, fino al conseguimento del break even nel 2022. Sempre a Roma aveva segnalato pure una corsia preferenziale di interesse per alcune società (in particolare il gruppo Orefice) per la quale sono stati estesi i termini dell'incentivo più vantaggioso che, secondo l'accordo del 5 dicembre 2019, sarebbe scaduto il 31 dicembre dello scorso anno. Tanto, allo scopo di permettere il reclutamento del numero di risorse necessarie ad avviare il sito produttivo Orefice nell'area di Marcianise. Ma neanche questa disponibilità sembra incontrare nel territorio credibilità e consensi. Non basta, replicano le sigle sindacali di categoria; per mettere in sicurezza l'impianto casertano e per una nuova reindustrializzazione occorre garantire l'intervento di gruppi di levatura anche internazionale che siano in grado di favorire la transizione da un'azienda importante come Jabil a un'altra, se possibile ancora più importante.
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