Caserta, la caserma della Finanza
ostaggio della burocrazia

Caserta, la caserma della Finanza ostaggio della burocrazia
di Franco Tontoli
Mercoledì 26 Maggio 2021, 08:48 - Ultimo agg. 27 Maggio, 19:12
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In piazza Sant'Anna, all'interno della recinzione di cantiere che va dal limite del santuario allo sbocco di via Fratelli Pagano, svetta la gru, inoperosa come il resto delle attrezzature con cui si sarebbero dovuti completare i «lavori di ristrutturazione e adeguamento funzionale dell'immobile demaniale Ospedale Civile San Sebastiano di Caserta da destinare a sede del Comando provinciale della Guardia di Finanza». Questa l'iscrizione sul tabellone che campeggia sulla recinzione che descrive gli estremi di un'opera pubblica avviata il 15 gennaio 2010, che si sarebbe dovuta completare nei 900 giorni successivi, sospesi dal 28 gennaio 2011 all'8 marzo 2012, ripresi di buona lena e interrotti nell'estate del 2015.

Da sei anni l'immobile ex ospedale per buona parte restaurato e con la facciata attintata si va degradando, malinconicamente avviato a mantenere la sua caratteristica di opera incompiuta, pronta a contendere al Policlinico universitario della zona Tredici (prima pietra dicembre 2005, previsione di completamento 2008, ripartenza lavori gennaio 2021, l'Università e la Città col binocolo a portata di mano per leggere la parola fine) la palma di opera pubblica lumaca o, se vogliamo, granchio, un passo avanti e dieci a ritroso. Nel frattempo gli uffici delle molteplici sezioni in cui si articola il comando provinciale della Guardia di Finanza, sono ancora ammassati nella caserma «Bovienzo» che è a venti metri dal cantiere, insiste su via G.B.Vico e affaccia sulla piazza intitolata alla Patrona. «Dai balconi del mio ufficio ci diceva anni fa un colonnello comandante di grande cordialità, succedeva il 21 giugno festa della istituzione delle Fiamme Gialle guardo il cantiere e mi viene un po' l'acquolina in bocca e parecchio le lacrime agli occhi». Tanti altri comandanti si sono succeduti, tanti altri si avvicenderanno nella casermetta a stento buona per una stazione decentrata sul territorio della Guardia di Finanza, i tempi per il completamento della nuova sede si paventano ancora lunghissimi. A meno di un colpo di reni, di una grazia da parte della Santa patrona o di san Luigi la cui ricorrenza coincide con la festa dei militari in grigioverde. 

Il Mattino il 20 maggio scorso, si è chiesto il perché dei lavori tanto rallentati e da anni stoppati.

Dalla Tmc-Costruzioni immobiliare italiane con sede a Napoli, informazioni cortesi ma telegrafiche, riserbo dovuto per la ricorrenza di procedimenti giudiziari di natura amministrativa, storia di ricorsi e controriscorsi per la conferma della primitiva gara di appalto, delle successive tappe per il completamento e adeguamento della spesa finanziaria nel frattempo cresciuta. «Una sola cosa è certa la risposta del tecnico responsabile dei lavori indicato nel tabellone è che ci sarà bisogno di tante migliaia di euro per riparare i guasti intervenuti alle strutture ripristinate e lasciate incomplete. La nostra impresa tiene ferma e inoperosa una gru e altre attrezzature da sei anni, un danno rilevante».

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La storia che si intuisce è tutta una concatenazione di intoppi che una burocrazia esasperatamente interpretata dai responsabili del Provveditorato delle opere pubbliche di Campania e Molise non è riuscita a dipanare, semmai a complicarne ulteriormente il tragitto. A monte c'è il terremoto che colpì l'Abruzzo il 6 aprile del 2009 che, oltre ai terrificanti effetti che si conoscono, ne ha generati di ulteriori nelle normative di costruzione delle opere pubbliche. Questo il motivo dei lavori interrotti a Caserta e dell'inizio di un balletto di interpretazioni per l'aggiudicazione del proseguimento delle operazioni, graduatorie sul filo dei punti centesimali, retrocessione di vincitori, ricorsi e rinvii. Uno dei progetti di adeguamento finanziario comportava, nel 2015, l'aumento di circa quattro milioni di euro che i vertici della Guardia di Finanza si dichiararono pronti a integrare. Non accadde nulla, muffa nei cassetti. E nessun parlamentare rappresentante di Caserta e della sua provincia a levare un dito, a farsi avanti, a salire scale di ministeri e bussare a porte.

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