Caserta: l'avvocato Giaquinto picchiato e rapinato in casa, ore contate per la banda

I quattro hanno agito a volto scoperto

L'avvocato Vittorio Giaquinto
L'avvocato Vittorio Giaquinto
di Biagio Salvati
Lunedì 24 Aprile 2023, 08:49
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Hanno agito a volto completamente scoperto i quattro componenti della banda che, nella notte tra venerdì e sabato, hanno fatto irruzione nell'abitazione-studio del penalista Vittorio Giaquinto. Lo hanno aggredito con modalità brutali, legato mani e piedi anche utilizzando delle fascette in plastica per impossessarsi di tutto quanto custodito nella cassaforte. Un'ora e mezza di terrore nel corso della quale il noto professionista è stato vittima di una violenza inaudita in stile «Arancia meccanica». Teatro del colpo un palazzo antico nel cuore del centro storico di Caserta, in via Tanucci, dove gli appartamenti sono collegati da terrazze esterne, a pochi passi dall'ingresso secondario della Reggia e dalla questura. Una notte interminabile fino all'arrivo della polizia, con gli agenti guidati dal dirigente della Squadra Mobile, Davide Corazzini, che hanno eseguito il sopralluogo insieme agli esperti della Scientifica. Da ieri è caccia alla banda che potrebbe avere le ore contate proprio perché i componenti hanno agito senza coprirsi il volto e quindi con un'alta probabilità di riconoscimento, grazie alle immagini catturate dall'impianto di sicurezza dello studio-appartamento, ma anche da quelle se funzionanti piazzate nei pressi dell'Ic Giannone, da dove sono entrati utilizzando una scala.


I poliziotti hanno eseguito rilievi sia nella casa e studio dell'avvocato che in quella dei vicini di casa, anche loro vittime di rapina e di aggressione. Le indagini contemplano anche uno studio da parte dei profilers della polizia: si tratta di rapinatori temerari che, agendo a volto libero, si sentono impuniti sfidando la presenza di telecamere e finanche possibili riconoscimenti, oppure banditi sprovveduti fino a tal punto? Fonti investigative parlano di importanti elementi raccolti sul luogo della rapina ma mantengono il riserbo su altri dettagli utili alle indagini.

Nel frattempo, si analizzano anche altre telecamere posizionate sulle strade che avrebbero potuto percorrere i rapinatori, in ogni caso, gli 007 della Questura sono riusciti a farsi un quadro sulle modalità di ingresso e della fuga dei banditi.

A quanto si apprende, la banda sarebbe entrata dal giardino dell'adiacente istituto Giannone, dove da un po' di tempo sono in corso lavori di ristrutturazione: qui avrebbero trovato libero accesso da un portone che da un po' di tempo resta aperto anche dopo gli orari di lavoro degli operai. Nulla è trascurato in queste prime serrate indagini e a seguito di questo grave episodio, in Prefettura è stato convocato anche un comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. Le conseguenze dell'aggressione sull'avvocato sono serie: i banditi gli hanno rotto uno zigomo, pestandolo per parecchi minuti, mandandolo in ospedale dove i sanitari e l'oculista hanno stabilito una prognosi di almeno trenta giorni. Prima di Giaquinto, i 4 rapinatori avevano colpito nell'appartamento attiguo a quello del professionista, dove risiede una coppia di anziani, che si collega tramite il terrazzo esterno con l'abitazione dell'avvocato. Ingente il bottino tra soldi, gioielli, orologi di lusso e anche due gemelli in oro. Secondo le prime ipotesi della Squadra Mobile, i malviventi probabilmente sono andati a colpo sicuro, ben sapendo che Giaquinto viveva da solo e usando contro di lui e la coppia le maniere forti con calci e pugni. Il legale non ha opposto alcuna resistenza, anzi avrebbe anche cercato il dialogo ma non è stato possibile vista la furia che mettevano nei colpi. Ha aperto loro la cassaforte, ma più consegnava soldi e preziosi e più veniva colpito perché ne pretendevano sempre di più. «Sono stato minuti interminabili ha raccontato Giaquinto - in cui mi aspettavo potesse succedermi di tutto, anche che potessero uccidermi». Lo hanno poi chiuso nel bagno e legato stretto i polsi con delle fascette, che è riuscito a tagliare dopo tempo e tanta fatica con delle forbici che erano nel bagno. Per legare e bloccare una porta hanno utilizzato anche delle cravatte.
 

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