Caserta, operata al ginocchio sano: medici condannati

Caserta, operata al ginocchio sano: medici condannati
di Ettore Mautone
Martedì 14 Febbraio 2017, 08:43 - Ultimo agg. 10:03
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Una svista, forse una dimenticanza o uno scambio: una equipe di ortopedici opera il ginocchio sano anziché quello malato. Condannati medico e staff per l'intervento a una paziente che nel 2008 fu operata di menisco al ginocchio nella clinica Sant'Anna di Caserta. Qui l'équipe chirurgica guidata dal dottor Antonio Arienzo il 24 ottobre del 2008, un giorno dopo il ricovero, avrebbe dovuto sottoporre ad artroscopia chirurgica in regime di day surgery, per asportazione del menisco cartilagineo interno del ginocchio sinistro, una paziente di 42 anni, Carolina Monda. L'intervento venne effettuato ma ad essere asportato fu il menisco del ginocchio destro, quello sano, anziché quello lesionato alla gamba sinistra.


Adesso il medico Antonio Arienzo e l'aiuto Emanuele Somma sono stati condannati dal Tribunale penale di Santa Maria Capua Vetere con sentenza del 21 dicembre scorso rispettivamente a 2 mesi e 1 mese di reclusione (la pena è sospesa). Inoltre Antonio Arienzo è stato condannato, in solido con la Clinica Sant'Anna di Caserta, in sede civile dal Tribunale di Napoli (VIII sezione giudice Rita di Salvo) al risarcimento dei danni in favore della sfortunata signora Carolina e al pagamento delle spese legali. La Sentenza è la n. 2423 del 2016. La storia clinica della paziente, finita sotto i ferri dal lato sbagliato, inizia come in tanti casi con un dolore al ginocchio sinistro che tormenta la donna durante la deambulazione e che non si placa neanche a riposo. La decisione della signora Monda a sottoporsi ad intervento chirurgico avvenne a seguito di vari consulti con l'ortopedico di sua fiducia che propose appunto un intervento di asportazione del menisco in artroscopia e in anestesia locale. Una scelta corretta e una indicazione giusta. L'errore purtroppo avvenne dopo, durante l'intervento.


«Durante l'intervento si legge nella sentenza di risarcimento danni in sede civile - la signora Monda non si rese conto e, d'altronde non avrebbe potuto farlo, dell'errore che stava compiendo il chirurgo, operando un ginocchio in luogo dell'altro, in quanto dopo l'anestesia spinale (locale, ndr) non aveva più alcuna sensibilità ad entrambe le gambe». Come riportato sulla cartella clinica la sedazione avvenne «in anestesia locale, subaracnoidea in paziente ansioso». Insomma la donna, per timore della vista del sangue, non guardò il monitor su cui si vedeva l'intervento al menisco. Soltanto successivamente, dopo essere stata trasportata dalla sala operatoria alla stanza per la degenza, all'esito dell'effetto degli anestetici la paziente si rese conto del fatale scambio di arto. L'intervento era stato eseguito sul menisco mediale del ginocchio destro (perfettamente sano), anziché del ginocchio sinistro, effettivamente lesionato e traumatizzato. Dal punto di vista processuale è chiarito nella sentenza anche se l'ortopedico operatore non era dipendente della clinica ma ne utilizzava solo i servizi alberghieri e le strutture operatorie, la responsabilità dell'ente ospedaliero (o casa di cura) nei confronti della paziente ha comunque natura contrattuale in quanto l'inadempimento della prestazione medico-professionale è svolta direttamente dal sanitario, quale suo ausiliario necessario «e ciò anche in assenza di un rapporto di lavoro subordinato, comunque sussistendo un collegamento tra la prestazione da costui effettuata e la sua organizzazione aziendale».


Pertanto a carico del paziente spetta dimostrare l'errore del medico che consiste nell'aggravamento della situazione patologica del paziente.

A carico del medico o della Casa di cura resta invece l'onere di provare sia il grado di difficoltà della prestazione sia l'inesistenza di colpa o di nesso causale tra prestazione e danno alla paziente. Evidentemente in questo caso in assenza di tale prova è stata riconosciuta la responsabilità del medico. Di certo uno di quegli errori che in corsia non dovrebbero mai avvenire, tantomeno in sala operatoria.

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