«Io, madre di un bambino, prostituta
schiava di due aguzzini»

«Io, madre di un bambino, prostituta schiava di due aguzzini»
di Marilù Musto
Giovedì 20 Febbraio 2020, 08:36 - Ultimo agg. 12:51
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«Persi il lavoro, ma avevo mia figlia di appena cinque anni con me. Non sapevo come fare per andare avanti. Ero disperata. Così, finii nelle mani di Davide e Clementina». Inizia così il racconto della donna costretta a prostituirsi in una casa a luci rosse ad Aversa, con sede in due indirizzi differenti. È stata lei a denunciare, nel settembre scorso, che, in quel centro massaggi di Aversa avveniva ben altro. In quelle stanze «wellness» si organizzavano incontri in case per scambisti.

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Al centro del business del sesso, c'erano due fidanzati: Davide Barretta, 37 anni di Aversa e Clementina Sibilio di 27 anni, residente a Orta di Atella. Questo e altro hanno scoperto i poliziotti della squadra mobile della Questura di Napoli che hanno eseguito un ordine di arresti domiciliari, emessa dal gip di Napoli Nord, Valentina Giovanniello, nei confronti dei due fidanzati. L'inchiesta era nata a settembre scorso, quando in Questura si era presentata una donna che voleva uscire dal lurido giro della prostituzione. «Mi ha picchiata», aveva esordito nella sua denuncia la vittima, indicando uno dei due ragazzi che gestiva il «giro» ad Aversa. Il fascicolo d'indagine, poi, era finito nelle mani del sostituto procuratore Fabio Sozio della procura di Napoli nord, ufficio diretto da Francesco Greco.
LE ACCUSE
Pesanti i reati contestati alla coppia: sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione ai danni di alcune donne, tutte italiane. I fatti risalgono al 2016 e sarebbero stati commessi, secondo la ricostruzione degli inquirenti, tra Napoli e Aversa. Dal 2016 fino al mese di novembre 2018 i due fidanzati avrebbero sfruttavano la prostituzione della povera mamma che, in sostanza, inizialmente praticava massaggi finalizzati a un atto sessuale. Le avrebbero fornito un'abitazione ad Aversa per esercitare «la professione» e abiti succinti, vestaglie e completini intimi.

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Inoltre, avrebbero scattavano alla donna delle fotografie in déshabillé e parrucche che poi pubblicavano sul web. In una di queste foto, però, un familiare aveva riconosciuto la vittima. Da qui, l'allarme e la confessione della donna alla polizia. In lacrime, davanti agli ispettori di polizia, la mamma ha raccontato che Davide e Clementina fissavano gli appuntamenti utilizzando dei siti internet. Ma come avveniva il guadagno? Semplice. I due avevano aperto una partita Iva alla donna simulando la sua attività di estetista, in caso di controlli. Infine, intascavano il denaro dell'attività di prostituzione lasciando alla donna una quota variabile tra il 30% e il 50%. Se la donna non voleva frequentare «scambisti», la coppia minacciava di farle cessare l'«attività» e non pagarla più, lasciandola, con la figlia, in uno stato di povertà.
LE PERCOSSE
A settembre del 2019, uno dei due, aveva persino picchiato la donna che si lamentava dei turni lavorativi: erano troppo faticosi e minacciava di abbandonare l'attività. Per questo era stata picchiata. Ma lei aveva deciso di ribellarsi. Anche dopo la lite e la fuga della vittima dall'ultima casa di appuntamenti di Napoli, però, quest'ultima era stata contattata dalla coppia e sarebbe stata minacciata di morte. Ieri, la fine di un incubo con l'arresto di Davide e Clementina. Entrambi dovranno difendersi davanti ai giudici del tribunale di Napoli nord ad Aversa.
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