Caserta, piazza Dante da salotto buono
a scantinato umido e pieno di erbacce

Caserta, piazza Dante da salotto buono a scantinato umido e pieno di erbacce
di Franco Tontoli
Martedì 4 Maggio 2021, 08:37 - Ultimo agg. 20:08
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Pulizie di primavera, operazioni consuete nelle case che tornano a respirare a finestre aperte, con aria pura non più appesantita da caloriferi. Piazza Dante, un tempo salotto buono, da decenni è un cantinato all'aperto, l'ultima pitturazione ai quattro porticati risale alla primavera 1992, una lavata di faccia frettolosa per la visita di papa Giovanni Paolo II.

Ritocchi all'insieme dei quattro palazzi, all'epoca comunque dignitoso, furono effettuati nella primavera del 1973 in occasione della visita ufficiale del presidente della Repubblica Giovanni Leone. Da una trentina di anni il degrado che è sotto gli occhi di tutti, intonaci ammuffiti e decadenti e mai che dalle amministrazioni comunali, dall'attuale e da quelle immediatamente precedenti, si sia deliberata l'iniziativa di un ripristino minimo di decenza, lavori da sollecitare agli enti proprietari dei «quattro cantoni» che sono Demanio militare, versante angolo con via Mazzini, Demanio civile sul versante via Cesare Battisti e Provincia versante opposto; l'ultimo blocco è di un condominio privato.

Lavori necessari, da imporre per la dignità estetica che è voce pur prevista nel regolamento edilizia comunale in pagine ignorate.

Quindi ignorato decadimento di un insieme che è il biglietto da visita della città a cento metri dalla Reggia, centro geometrico del contesto urbano antico. L'allentamento delle maglie restrittive del coprifuoco da pandemia ha determinato la riapertura dei caffè sulla corona circolare della piazza, la città si rianima, qualcuno dei visitatori forestieri della Reggia anch'essa riaperta potrebbe essersi allungato nei giorni scorsi oltre il confine di piazza Gramsci ad ammirare una cartolina indecorosa.

Al Palazzo della Provincia oggi vuoto e scandalosamente abbandonato alla rovina, due stracci multicolori fa male dirlo sono quelle che sono state le bandiere dell'Italia e dell'Europa. Visibilissime, stanno a dimostrare che in seno all'amministrazione provinciale si ignora il regolamento ministeriale sulla esposizione delle bandiere, che individua in ogni ente pubblico un addetto responsabile (il «flag man» come negli Usa) della manutenzione e che l'indecorosa condizione dei vessilli costituisce vilipendio. Questa sciatteria permane nella indifferenza di chi dovrebbe sollecitarne almeno la rimozione. In direzione opposta, prima arcata del porticato del Circolo Nazionale, la sciatteria e la inesistente manutenzione si sono consorziate per una composizione di erba parietaria da fare invidia ai cultori dell'Ikebana, l'arte fiori.

Erbacce con fiorellini azzurri penzolano dal cornicione divorato dall'umidità, fanno omaggio alla targa di Mazzini e alla lapide che commemora i Martiri della libertà politica e religiosa, data 1901. Di sotto una stele ricorda l'adozione dei vasi floreali da parte del Rotary «Terra di Lavoro 1954». I vasi, in ordine. Alzando lo sguardo, i fiori della sciatteria.

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