Sul web video secretati dei bimbi:
stop al processo sulle suore violente

I VIDEO SUL WEB Le immagini sono invece state divulgate. Uno dei video, che Il Mattino ha ricevuto, ma nel rispetto del codice professionale e delle stesse vittime non ha pubblicato, mostra una delle suore che schiaffeggia un bimbo. Il piccolo cade e bat
I VIDEO SUL WEB Le immagini sono invece state divulgate. Uno dei video, che Il Mattino ha ricevuto, ma nel rispetto del codice professionale e delle stesse vittime non ha pubblicato, mostra una delle suore che schiaffeggia un bimbo. Il piccolo cade e bat
di Mary Liguori
Sabato 8 Dicembre 2018, 08:00 - Ultimo agg. 11:28
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Dove non arrivano le indagini, arrivano i social network. E gli effetti fermano un processo a un passo dalla sentenza. Le mamme di quattro alunni dell’asilo di San Marcellino di Aversa dove, a giugno, furono sospese quattro suore per maltrattamenti sui bambini, hanno riconosciuto i propri figli attraverso alcuni video che stanno circolando indiscriminatamente sia in chat che su alcuni siti internet di informazione locale. Non il filmato divulgato all’epoca dalle forze dell’ordine, con i volti coperti, ma immagini in chiaro che avrebbero dovuto restare secretate sia in virtù del processo in corso che nella tutela della privacy delle piccole vittime. E invece, non si sa come, quei filmati stanno viaggiando di smartphone in smartphone, e quattro genitori, guardandoli, hanno compreso che anche i loro figli erano stati presi a ceffoni delle monache. Ed ecco che si sono affidati a un avvocato, il penalista Enrico Natale, al quale hanno chiesto di depositare la costituzione di parte civile, ma quando ieri l’avvocato si è presentato in aula, si è appreso che tra le parti offese, quei bambini, non c’erano. E il gup di Napoli Nord, Nicola Paone, ha annullato il decreto di giudizio immediato mentre il pm, Francesco Persico, ha disposto nuove indagini: non si sa perché, oltre alle mamme che denunciarono i fatti, non sono stati sentiti, in questi sei mesi, i genitori di tutti gli altri alunni. E ora a tutti loro saranno mostrati i filmati, girati tra aprile e maggio scorsi dalle telecamere nascoste dei carabinieri. Non solo alle quattro donne che ieri hanno chiesto di costituirsi parte civile, ma anche agli altri genitori dei bimbi della classe di asilo al centro della bufera. Ieri stesso sono stati convocati dai carabinieri. Ché, magari, di vittime ce ne sono altre, ma non agli atti del processo. 

In uno dei video che girano sul web, una delle suore schiaffeggia un bimbo. Il piccolo cade e batte la testa contro la cattedra, lei lo rialza con uno strattone (nella foto i tre frame). Questo e altri filmati sono stati mostrati agli undici genitori che da ieri pomeriggioi si sono dovuti presentare in caserma, a San Marcellino, per visionare i video che alcunii di loro hanno in realtà già visto, dal momento che circolano selvaggiamente sul web. Al momento non si sa se altre mamme hanno riconosciuto i propri figli tra i bambini maltrattati.

Il colpo di scena ferma il processo a un passo dalla sentenza. Ieri, infatti, il gup aveva programmato di emettere il verdetto. Alla sbarra ci sono quattro suore: la madre superiora, Anna Porrari, 76enne di Aquilonia, accusata di intralcio alla giustizia, per aver tentato di comprare il silenzio di una mamma con del denaro, e le monache Josi Sapi, Loyola Dionel e Genovina Barete, che rispondono dei maltrattamenti. Secondo l’accusa, le religiose percuotevano i bambini anche sulle parti intime. Al processo erano già costituiti quattro genitori, tra i quali coloro che con le denunce hanno consentito l’avvio delle indagini. Le vittime sono appresentate dagli avvocati Arcangelo D’Alessio, Gabriele Piatto e Luigi Bartolomeo Terzo.

Il caso dei video che bloccano il processo al tribunale di Aversa si verifica in un momento di particolare tensione sul piano dell’impiego della tecnologia “invasiva” per la tutela di minori e anziani. 

Il 23 ottobre la Camera ha infatti approvato la proposta di legge sulla videosorveglianza nelle scuole materne e negli ospizi. Non è la prima volta che l’Italia tenta di legiferare in tal senso. La conversione in legge si arenò al Senato già nel 2016. Le nuove disposizioni, se dovessero entrare in vigore, limiterebbero ovviamente la visione delle immagini alle sole forze dell’ordine dopo la denuncia. Il tema infiamma il dibattito in questi giorni proprio per gli effetti «collaterali» della presenza delle telecamere in classe. 
 
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