Felicori: «Ciao Reggia, tre anni
intensi, speriamo non si fermi tutto»

Felicori: «Ciao Reggia, tre anni intensi, speriamo non si fermi tutto»
di Lidia Luberto
Domenica 7 Ottobre 2018, 19:35
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Se ne va a malincuore, non gli va giù neppure adesso che mancano pochi giorni al passaggio di consegne (il 31 ottobre) che il governo «non abbia tenuto fede al contratto di quattro anni», pensionandolo 12 mesi prima della scadenza. Mauro Felicori, direttore della Reggia, si consola con le attestazioni di stima e di solidarietà che, assicura, riceve ogni giorno dai casertani, quelli almeno (e non sono pochi) che hanno visto di cattivo occhio la notizia della fine anticipata del suo rapporto con il territorio.

«Sono addirittura commosso, non mi aspettavo che in tanti mi manifestassero il loro affetto», dice. Per evitare amarezze ulteriori, il manager emiliano si concentra sul lavoro che gli rimane da fare: «Mi aspettano giorni molto problematici, ci tengo a finire nel migliore dei modi le cose che sono in ballo, ma non sarà facile gestire il clima di preoccupazione che avverto e che è frutto dell'incertezza sul nome del mio successore». Ma ci vuole poco a capire che per Felicori lo stop anticipato del contratto resta un boccone troppo amaro da mandar giù: «Lo ammetto, sono ancora assai dispiaciuto perché di fatto è stata interrotta contro la mia volontà la pianificazione delle scadenze e degli impegni che avevo già previsto. Per non parlare delle conseguenze pratiche di questo provvedimento che comunque va ad impattare anche con la pianificazione della mia vita privata». Lo gratifica però l'aver restituito una robusta dose di fiducia a Caserta: «Ho trovato al mio arrivo una comunità rassegnata, la lascio con la consapevolezza di avere dimostrato che le cose si possono cambiare e migliorare». Ora, comunque, e' tempo di bilanci, dopo tre anni intensi alla guida di uno dei maggiori monumenti italiani. E quello di Felicori è positivo.
«A Caserta l'esperienza è stata entusiasmante. Abbiamo lavorato sulla reputazione della Reggia che per troppo tempo era stata dimenticata, poco conosciuta e criticata, restituendo al monumento una reputazione internazionale. Abbiamo reso attrattiva la Reggia anche per le aziende al punto che ora la scelgono per lo svolgimento dei loro eventi. Come siamo riusciti a raddoppiare il numero dei visitatori e a cominciare il piano dei restauri. Anche l'aver liberato i locali in ossequio alle disposizioni del Piano Soragni è stato un bel risultato.

E poi mi conforta - aggiunge- essere riuscito ad inventare un vero e proprio sistema di relazioni sul territorio. È un risultato di cui vado fiero: attraverso la Reggia si è veicolata la conoscenza di altre eccellenze, dall'agro alimentare, ai beni culturali, rilanciando anche tradizioni, appuntamenti e ricorrenze vive nella coscienza popolare ma scarsamente conosciute all'esterno». Non sono state solo rose, però, ammette il direttore: «La cosa più faticosa è stata la gestione della quotidianità, a cominciare dalla manutenzione, al controllo delle attività degli uffici, alla programmazione degli appalti, e ai problemi legati al personale e al rapporto, non sempre idilliaco, con i sindacati interni». Un rapporto che, iniziato sotto i peggiori auspici con la polemica sollevata dall'ormai nota lettera di alcune sigle sindacali, con la quale gli si rimproverava un presunto eccesso di zelo nel suo lavoro, e' progressivamente migliorato anche se il fronte sindacale nei suoi confronti non è mai stato compatto. Amarezze, soddisfazioni, delusioni e speranze, ma anche la sua visione di come oggi si gestisce e si rilancia un monumento, Felicori le aveva raccontate anche l'altra sera a Milano in occasione di un incontro organizzato dal Touring club.

Intervistato da Ferruccio de Bortoli, presidente di Innovare, già direttore del Corriere della Sera e del Sole 24ore. «Sono un ultra' dell'autonomia, i musei autonomi funzionano meglio, offrono migliori servizi e incassano di più quindi possono spendere di più in tutela e ricerca» - aveva detto il dg. «Se avessi l'autonomia sul personale che non ho, io con quello che abbiamo guadagnato domattina potrei assumere 30 persone. Come, per lo stato in cui si trova la Reggia, dove c'è bisogno di rifare impianti di sicurezza, idraulici, elettrici, software gestionali e del personale io ci metterei un ingegnere straordinariamente preparato e con una grande sensibilità culturale». Ma è anche il momento di pensare al futuro. «Vado in pensione ma sono sul mercato. Pronto ad esaminare proposte interessanti e 
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