Una ripresa, quella di ieri, molto attesa ma accompagnata da molte perplessità. Questa la sintesi della «seconda ripartenza», ancora al 50 per cento, delle scuole superiori di un altro anno scolastico stravolto dall'emergenza pandemica.
«I miei studenti sono sembrati contenti di tornare ma più preoccupati e un po' abbattuti - dice Stefania Modestino, docente di Lettere al liceo Diaz. - Pensavano che il brutto fosse passato, invece si sono ritrovati nel bel mezzo della terza ondata. Ora sono spaventati per ciò che può succedere. Vivono forte un senso di precarietà sistemica, esistenziale. Oggi in molti manifestavano le proprie paure chiedendomi se ci sarà anche una quarta ondata. Io, ovviamente, non posso saperlo, ma ho cercato di rassicurarli, di incoraggiarli, richiamandoli al rispetto delle regole. Molto di quello che potrà accadere dipenderà anche da noi, ho ricordato loro. Una lezione che, però, dobbiamo imparare tutti, non solo i ragazzi».
I dubbi, comunque, sono tanti. «Il rientro è andato bene, i ragazzi erano contenti ma timorosi: da un lato c'era la voglia di incontrarsi è la testimonianza di Alda Della Selva, docente di lettere al liceo Manzoni dall'altro era evidente qualche perplessità sul seguito di questo strano anno scolastico soprattutto se effettivamente si ha l'intenzione di far tornare tutti in presenza.
Neppure i genitori, pur favorevoli alla ripresa, sono tranquilli. «Ho un figlio al Diaz e uno al Giannone, e sono convinta che la scuola in presenza sia necessaria, ma facendo la farmacista dice Paola Mercogliano ho il polso della situazione epidemiologica, che non è proprio rassicurante. Ciò nonostante credo che il rientro in classe sia giusto, ma solo se sono rispettate rigorosamente le norme di sicurezza. Se è assicurata la distanza, se si indossano le mascherine, se c'è una corretta igiene delle mani, se si evitano gli assembramenti, se si scaglionano entrate ed uscite, si è al sicuro. E, poi, al Sud le classi sono sovraffollate e, dunque, è inammissibile che si parli di ritorno in classe al cento per cento. Comunque, le norme di sicurezza sono fondamentali, in classe come in strada e la scuola può essere utile anche ad insegnare queste regole». Il nodo dolente sembra essere, dunque, proprio il ritorno in classe per tutti.
«Non credo sia possibile. Io come mamma e come docente sono contentissima che la scuola sia ripresa, ma non si può neppure pensare ad un'ipotesi del genere», dice Giovanna Virgili, docente di Storia dell'arte e madre di due liceali. «Se è importantissimo che i ragazzi rientrino a scuola, ho forti remore per il ritorno in presenza per la totalità degli allievi. Avrei grande paura, per i miei figli come per i miei studenti». Anche Arianna Quarantotto, docente di Lettere al Diaz, non nasconde le sue perplessità. «Sebbene stamattina abbiamo trovato una rassicurante sorpresa con la presenza in ogni aula di sanificatori che filtrano l'aria in continuazione, neppure questi dispositivi potranno bastare per garantire sicurezza a classi di 30 ragazzi. Perciò spero che si desista da tale azzardato proposito e che si continui con la presenza al 50 per cento, per assicurare, anche se alternativamente, un rapporto didattico e affettivo fondamentale».