Caserta, sequestrata la discoteca
teatro dell'assassinio di Amato

Caserta, sequestrata la discoteca teatro dell'assassinio di Amato
di Biagio Salvati
Martedì 24 Settembre 2019, 12:00
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Si chiama «Bunker» la discoteca abusiva sequestrata a Santa Maria Capua Vetere dagli agenti del locale commissariato di polizia nel corso di un controllo eseguito dal personale della Squadra amministrativa.

Gli uomini del dirigente Stanislao Caruso, avevano appreso che l'altro giorno nel locale era prevista l'esibizione di alcuni artisti locali con la previsione di una massiccia affluenza di pubblico pagante e così, dopo i controlli, hanno rilevato che tutta la struttura era sprovvista delle necessarie condizioni di sicurezza. A questo punto è scattata una segnalazione alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere di due giovani, per apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo o trattenimento: si tratta di A.L., 22 anni e G.R. di 19 anni titolari di una società che gestisce il locale. La discoteca «Bunker» è risultata essere priva di autorizzazioni per esercitare l'attività ed è stata quindi sottoposta a sequestro preventivo.
 
L'attività è stata condotta nell'ambito di alcuni controlli effettuati nei confronti dei locali per verificare la sussistenza delle condizioni di sicurezza previsti dalla legge a tutela degli utenti. La discoteca si trova in via dell'Annunziata, una traversa sulla strada tra Santa Maria Capua Vetere e Capua.

Il locale, che ha cambiato spesso nome ed è stato gestito negli anni anche da diversi gruppi di PR, 20 anni fa fu teatro dell'omicidio di un ventenne, ucciso a coltellate durante un MakP del Liceo Scientifico Amaldi. Si tratta, va precisato, di una diversa gestione: all'epoca di chiamava «Disco Club».

La vittima, Carlo Amato, fu accoltellata nel marzo del 1999 perché avrebbe tentato di difendere una ragazza. Per quell'omicidio fu accusato un giovane mai arrestato che però venne ucciso tre mesi dopo. La sorella della vittima, Rosa Amato, tesoriera di un ex gruppo criminale di Santa Maria Capua Vetere che si contrapponeva ai Casalesi, facente capo al padre Salvatore Amato, oggi pentito come lei l'anno scorso lanciò un appello pubblico al figlio pentito di Sandokan (sembra che ci fosse anche lui quella sera al MakP essendo studente del liceo) per chiedergli la verità.

Ma c'è di più, in una istanza presentata ai pm che gestiscono il collaboratore, ha chiesto di approfondire, alla luce della collaborazione di Schiavone Jr, cosa accadde quel 19 marzo del 1999; chi partecipò a quel delitto e anche chi coprì per un certo periodo di tempo l'unico soggetto ritenuto responsabile, ovvero Michele Della Gatta, che fu anche latitante.
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