Caserta, sotto i rovi del Macrico
la chiesetta dimenticata

Caserta, sotto i rovi del Macrico la chiesetta dimenticata
di Franco Tontoli
Venerdì 28 Gennaio 2022, 08:34
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Macrico, disboscameno in corso, i viali hanno riacquistato il loro disegno, visibili i percorsi, via dalle mura perimetrali i cespugli di erbacce che le andavano corrodendo. E con l'avanzare dei lavori le sorprese, fra le prime un edificio che fu chiesa-cappella militare completamente sommersa dai rovi, con un rampino è bastato scostare il tendaggio di vegetazione rampicante a una parete ed è apparsa una croce. Sul retro macerie di marmi e arredi, il portale di legno semiaperto, l'interno tappezzato di rampicanti penetrati dalle fessure e dal finestrone ovale, saccheggi e ruberie degli arredi di marmo, sull'unica parte pulita i resti del tabernacolo senza lo sportellino.

Tutto a evidenziare, ove ancora ce ne fosse bisogno, l' incuria riservata a questa area immensa 324.500 quadrati di cui soltanto 85.700 coperta da casermette e capannoni per la quale il vescovo Pietro Lagnese ha avviato, d'intesa con l'Idsc-istituto sostentamento clero, la procedura di recupero a parco vero e proprio da mettere disposizione della città.

La procedura amministrativa è ai primi passi per il passaggio nella disponibilità della Curia diocesana del territorio ex Macrico che nel gennaio 2007, durante la riunione del Consiglio dei ministri tenutosi a Caserta si battezzava col toponimo di Parco dell'Unità d'Italia, dal vescovo Lagnese indicato come futuro Parco della Pace ma che per radicata abitudine si continua a indicare con l'ultima etichetta militare di ex Macrico.

Il consiglio di amministrazione dell'Idsc insediato il 29 dicembre sotto la presidenza di don Antonello Giannotti, lavora tra norme di diritto canonico, leggi italiane e norme contemplate nel Concordato tra il Vaticano e l'Italia rivisitate dopo il 1929 nel maggio del 1985, un complicato ma non certo irrisolvibile groviglio amministrativo. I termini della questione si riferiscono al passaggio del territorio dall'Idsc alla Curia diocesana che acquisirà il diritto di superficie per la fruizione da offrire alla cittadinanza, sempre comunque rimanendo proprietaria dell'area, quasi certamente attraverso una fondazione che si relazionerà con il Comune di Caserta.

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La città attraverso passate amministrazioni provinciale e comunale, aveva manifestato il desiderio di acquisire per donazione il territorio, un paio di istanze proposte al Papa, ovviamente senza risposta. Le risposte di papa Francesco cominciano a essere intuibili dopo l'udienza concessa al vescovo Pietro Lagnese il 22 gennaio scorso, colloquio riservato e ammantato di riserbo ma dai contenuti intuibili attesa la consegna al Sommo pontefice di alcune foto dell'ex territorio militare nelle condizioni in cui si trova. Condizioni che cominciavano rapidamente a mutare dal 19 gennaio scorso, ricorrenza del santo Patrono e primo anniversario dell'insediamento del vescovo a Caserta, con l'avvio dei lavori di disboscamento in vista della visita che sarà riservata al clero diocesano.

Lavori di pulizia e risanamento soprattutto, i ruderi che della chiesetta restano riportati alla luce, ancora monumenti militari, strutture occupate dai servizi, come quelle dell'alloggiamento del corpo di guardia con ancora in evidenza un letto con la sola rete metallica, stracci e quintali di rifiuti, bottiglie di alcolici e cartoni da vino che dicono di frequentazioni notturne di balordi continuate da anni. Al di là delle mura di recinzione torna la pulizia; al di qua, a pochi centimetri lo sfacelo dell'area del Monumento ai Caduti che Il Mattino continua a documentare in tutta la sua indecenza nell'assoluta indifferenza dei servizi comunali. Anche in questo caso dovrebbe intervenire la Provvidenza, come per il problema Macrico che dopo una quarantennio circa di sopore è tornato all'attenzione con efficienti passi avviati da vescovo. Don Antonello Giannotti, a qualche giorno dalle dichiarazioni di monsignor Lagnese, ci sottolineò il brano del Vangelo di Giovanni in cui si descrive la guarigione del paralitico che da 38 anni ai margini della piscina di Betesda non riusciva a raggiungere l'acqua che un angelo rendeva miracolosa per chi vi si immergeva. Passò Gesù, lo notò, lo invitò a trascinarsi nell'acqua e guarì. «Fin'ora nessuno me lo aveva detto», commentò l'uomo. E pare di sentire il Macrico che dopo 38 anni ha trovato chi gli ha dato la spinta risolutiva.
 

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