Caro vita, casertani più poveri:
«Si risparmia sul cibo per pagare la bolletta»

Caro vita, casertani più poveri: «Si risparmia sul cibo per pagare la bolletta»
di Domenico Zampelli
Lunedì 4 Aprile 2022, 07:45 - Ultimo agg. 10:55
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O si mettono a tavola pranzo e cena o si pagano le bollette. Un dilemma drammatico, roba da un secolo fa, un passato che riemerge cattivo e prepotente e che coinvolge un terzo delle famiglie in provincia di Caserta. Su ognuna delle quali già grava in media un debito da 13.751 euro, con l'ombra dell'usura che rischia di oscurare l'attività di artigiani, negozianti e partite Iva. Lo rivela uno studio condotto dalla Cgia di Mestre che ha sviluppato i dati forniti dall'Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica: troppo duri da sostenere insieme pandemia, caro bollette e rincaro generale di prezzi e carburanti.

Chiarissimi i numeri. In Campania l'attuale situazione rappresenta una soglia di rischio già per 500mila famiglie ma si estende fino a quasi 800mila in equilibrio precario. Su 2,2 milioni di abitanti vuol dire una percentuale del 36%. Fascia rossa nella mappa coropletica che accompagna lo studio Cgia, insieme a Sicilia, Calabria, Basilicata e Molise. In provincia di Caserta la forbice della povertà energetica si estende fra 83mila e 125mila famiglie su un totale che sfiora quota 350mila. A Napoli, invece, l'allarme coinvolge fra le 266mila e le 400mila famiglie su oltre un milione. Nel Sannio fra le 112mila famiglie residenti la forbice della crisi prende fra le 27 e le 40mila famiglie. Ad Avellino la situazione è preoccupante per un numero di famiglie che oscilla fra le 40mila e le 60mila su un totale di 167mila. A Salerno, infine, sono a rischio povertà energetica fra le 100mila e le 150mila famiglie su poco più di 400mila. L'Ufficio Studi della Cgia sottolinea come le famiglie più a rischio sono quelle con un elevato numero di componenti, che vivono in abitazioni datate e in cattivo stato di conservazione, ed il capofamiglia è giovane.

Segno evidente che qualcosa va rivisto sotto l'aspetto del welfare. Inoltre, molti artigiani, piccoli commercianti e partite Iva stanno pagando due volte lo straordinario aumento registrato in questi ultimi 6 mesi dalle bollette di luce e gas. La prima come utenti domestici e la seconda come piccoli imprenditori per riscaldare e illuminare le proprie botteghe e negozi. Una situazione che per molte attività sta diventando impossibile da sostenere. 

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Piove sul bagnato, insomma. I debiti infatti non mancavano in Terra di Lavoro. E adesso sono arrivati quasi a 4,8 miliardi di euro rispetto ai 4,6 miliardi del periodo pre-pandemia. Un 4% in più, che tanto per cambiare è uno dei peggiori risultati a livello nazionale e che spinge il debito medio di ogni famiglia in provincia di Caserta fino a 13.751 euro. Sono più indebitate le famiglie di Napoli (dove il peso medio raggiunge i 18.424 euro) e di Salerno (debito medio 15.647 euro), va un po' meglio - ma solo un poco ad Avellino (debito medio per famiglia 12.061 euro) e a Benevento (debito medio a quota 11.078 euro). Ma c'è un altro aspetto da considerare e sul quale c'è bisogno di intervenire: quello legato alla nuova usura. La Cgia evidenza le situazioni di lavoratori autonomi che si indebitano per poche migliaia di euro, ma nel giro di qualche mese si trovano nell'impossibilità di restituire questi soldi, perché nel frattempo gli interessi hanno raggiunto livelli spaventosi. Sono queste, secondo l'Ufficio studi Cgia, le realtà più a rischio. Da qui la necessità che lo Stato intervenga con massicce dosi di liquidità, altrimenti molte imprese cadranno prigioniere di contesti fuorilegge. Non solo, ma è necessario incentivare il ricorso al «Fondo per la prevenzione» dell'usura. Uno strumento, quest'ultimo, presente da decenni sul territorio campano e che ha visto antesignana la Fondazione «Moscati», istituita da padre Massimo Rastrelli e ancora in attività - ma poco utilizzato, anche perché sconosciuto ai più e di conseguenza con scarse risorse economiche a disposizione.

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