Casertavecchia, selva di antenne
sfregia castello e paesaggio

Casertavecchia, selva di antenne sfregia castello e paesaggio
di Franco Tontoli
Venerdì 19 Aprile 2019, 12:00
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È spuntata come un lungo stelo di graminacea tra i primi papaveri, è un fuso di metallo ed è l'ultima antenna venuta ad arricchire le ferraglia che fa da ornamento al borgo di Casertavecchia. L'aggeggio viene a occupare la visione del paesaggio che si ammira da uno dei Belvedere, dal parapetto dello slargo del Seggio, ai piedi della leggera salita per piazza Duomo; quello che pare un enorme schermo in cinemascope, dove lo sguardo va fino al Vesuvio e fino a Capri e alla lingua di mare del litorale Domizio, viene diviso in due, come da un segnalibro metallico.

Fastidioso rispetto all'estetica dell'insieme, al paesaggio e allo sfondo delle architetture se l'aggeggio, che in altezza sfiora i dieci metri, lo si guarda dal basso, dal Belvedere inferiore cui si accede dalla strada parallela a quella in salita della pineta. Una lama d'argento, più giovane del gruppo di ferraglia arrugginita rappresentato dal mazzo di tralicci che sorreggono i padelloni di antenne paraboliche, specchi riflettori di onde magnetiche che certamente servono, sono di telefonia e di televisioni, utili ma per i quali non si è mai studiata una collocazione che non stridesse con l'insieme architettonico e paesaggistico. Da qualunque parte si voglia fotografare il mastio, la torre più massiccia e alta d'Europa, la torre del campanile del duomo e l'insieme che si vede da via del Seggio, si immortala la ferraglia in questione. Un'offesa anche per il torrino portante i tralicci, adiacente a un campanile di quelli non a torre ma intagliati, vestigia di una chiesetta che fu.
 
Dall'Eremo di San Vitaliano che è poco di sotto, lo sguardo va dritto alla dirimpettaia Durazzano il crinale della cui collina è «arredato» da un filare di pale eoliche che se fossero pini sarebbero una bellezza ma essendo anche questa ferraglia sono un'offesa per la natura. Se ne lamentava un abitante di Casertavecchia dalla cui finestra si ammira lo sfregio. All'invito a portarsi a Durazzano e ammirare la ferraglia di antenne che pullula sul borgo di casa nostra, nel contesto di un crinale fatto di tetti e architetture antiche, restò senza parole. Si fece promotore di un appello al Comune, accadeva parecchi anni fa, sollecitò Pro loco e Soprintendenza ed è come se avesse scritto al vento. Al loro posto, sempre più radicati e infoltiti, i tralicci e benvenute altre strutture metalliche di cui anche i vicoletti del borgo soffrono la presenza.

La tutela di Casertavecchia è sempre l'indifferenza, l'incuria a farla da padrona. Necessaria la strumentazione che ci consente l'uso dei telefoni cellulari e la captazione dei canali televisivi. Ma possibile che non ci sia altro luogo che non sia contestuale all'architettura medievale e che non offenda il paesaggio per installare tralicci col gravame di antenne paraboliche? Uno sguardo ai panorami urbanistici di borghi umbri e toscani, e ovunque a questi che non sono dettagli si fa attenzione, e di queste brutture non si trova traccia. Eppure lì si telefona e si captano reti televisive. A Casertavecchia, invece, siamo sempre alla prima età di ogni progresso di modernità, si è rimasti al tralicci e alle prime antenne, un miracolo che non ne siano comparse sul campanile romanico. Ma è tutto in regola con le autorizzazioni?
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