Castel Volturno, bici rubata
al bimbo disabile: gara di solidarietà

Castel Volturno, bici rubata al bimbo disabile: gara di solidarietà
di Vincenzo Ammaliato
Mercoledì 7 Ottobre 2020, 08:26 - Ultimo agg. 11:36
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Quando Giuseppe, il papà di Pako, l'altro giorno ha pubblicato su Facebook la notizia del furto della bicicletta speciale del figlio disabile, rubata in un villino di Castel Volturno, confidava che i ladri capissero i disagi provocati, e che si pentissero.

Sperava davvero che i predoni restituissero la bicicletta al figlio. E seppure i malviventi non si sono fatti vivi in alcun modo, la storia ha avuto in ogni caso un bell'epilogo, di quelli che lasciano ancora aperta la porta della speranza per un'umanità che appare sempre troppo concentrata su se stessa, trascurando i bisogni collettivi, soprattutto quelli di chi ne ha più bisogno. Appena pubblicato il post, immediata è nata la gara di solidarietà. Fra i messaggi di chi si è mostrato soltanto indignato per l'atto ignobile, infatti, ne sono comparsi molti di chi si è reso disponibile in vari modi a risolvere il problema. «In privato mi ha scritto gente che ha offerto i soldi per una nuova bici», racconta emozionato e soddisfatto Giuseppe, il papà di Pako. La brutta notizia era arrivata via telefono venerdì scorso. Dopo le consuete terapie riabilitative di Pako, papà e figlio erano partiti in auto dalla casa dove vivono nel quartiere di Poggioreale a Napoli in direzione del villino di Castel Volturno. «La casa a mare spiega Giuseppe è messa a disposizione da un nostro amico di famiglia, per offrire almeno nei fine settimana al bambino un luogo con ampi spazi all'aperto, qui Pako può andare in bici. Un vicino di casa mi ha chiamato al cellulare e avvisato che c'era la finestra del bagno forzata. Arrivato sul posto mi sono reso conto che in casa erano entrati i ladri. Spariti televisore, computer e molto altro. Ma non immaginavo avessero potuto rubare anche una bicicletta speciale, che si comprende facilmente essere per un bambino con problemi motori». Invece, Giuseppe ha dovuto masticare molto amare, facendo l'ulteriore brutta scoperta.

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«Tutti i giorni aggiunge il papà io e Pako ci confrontiamo con istituzioni che appaiono insensibili alle esigenze dei più deboli. È una lotta continua. E non per avere opportunità speciali, piuttosto i diritti minimi che spettano a Pako. Quando, poi, succedono episodi come questi, come il furto della bici, è come se ti tranciassero le gambe di netto». Biciclette come quelle che utilizza Pako sono molto costose e per chi ha patologie specifiche sono fornite in convenzione dalle Asl. Ma occorre un iter molto lungo e farraginoso. Per questo Giuseppe ha fatto appello direttamente ai ladri, affinché comprendessero i disagi causati a un bambino che non ne può caricare ulteriori pesi sulle delicate e fragili spalle. Dai malviventi nessun cenno. Invece, è arrivato il sostegno della parte sana della comunità. Il post Facebook è diventato virale e Giuseppe ha accolto l'offerta di una famiglia residente ai Camaldoli che aveva una bicicletta simile a quella rubata a Pako, usata da Alessandro, il loro figlio diventato grande.
«Avrei potuto accettare le tante offerte e comprare una bici nuova a mio figlio racconta Giuseppe ma è meglio che quei soldi siano usati per persone meno fortunate di noi. Oltre a riavere la bici abbiamo anche un nuovo amico, Alessandro». Peraltro, la bicicletta di Pako, a differenza di quella rubata, ha anche le marce. E questo particolare pare stia entusiasmando parecchio il piccolo Pako che sfreccia sulla spiaggia Domiziana col nuovo mezzo e il suo carico di sogni. 

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