«Il cavallo non era dei Casalesi»,
incubo finito per il fantino Minopoli

«Il cavallo non era dei Casalesi», incubo finito per il fantino Minopoli
di Mary Liguori
Giovedì 28 Febbraio 2019, 08:00
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È durato quattro anni l’incubo che ha rischiato di stroncare, e in parte ha purtroppo danneggiato, la carriera di uno dei fantini più promettenti della scena ippica italiana e internazionale. Era accusato di avere trattato con i Casalesi, di avere corso per conto loro e con un cavallo acquistato con i loro soldi. Da ieri, dopo quattro anni di processo, un verdetto stabilisce che non ci fu alcun contatto di camorra tra quelli intrattenuti dal fantino Mario Minopoli jr all’apice della sua carriera. I giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno sentenziato infatti che non vi fu profilo mafioso nelle condotte del fantino di Pozzuoli noto col soprannome di «francesino» per i successi d’oltralpe. Al centro delle contestazioni c’era l’intestazione fittizia del cavallo Madison Om, accusa che, priva dell’aggravante dell’articolo 7, caduta ieri in sentenza, è stata dichiarata estinta per sopraggiunta prescrizione. Minopoli jr era accusato di aver gestito il purosangue per conto di Massimo Russo, fratello del più noto Peppe «il padrino», luogotenente del clan dei Casalesi. Madison Om, secondo la Dda, era stato acquistato con i soldi di Russo. Sempre ai Russo, attraverso prestanome, era legata una società proprietaria di cavalli, la O.M. Srl che, nella sua scuderia, annoverava il trottatore baio nato in Italia nel 2006 poi rivenduto e infine abbattuto. Secondo la Dda, il driver Minopoli avrebbe diviso gli ingaggi con il clan. 

Secondo i giudici, che hanno accolto la tesi difensiva degli avvocati di Minopoli, i penalisti Paolo Trofino e Alfredo Marrandino, non vi fu alcun contatto tra il fantino e i camorristi. Né la gestione «condivisa» del formidabile cavallo da trotto finito, suo malgrado, al centro di una vicenda di camorra e soldi. La sentenza riabilita il fantino che, a causa dell’accusa di profilo mafioso, è stato escluso per due anni dalle competizioni in Francia. 
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