Centrale per i rifiuti il fronte
del «no» cede e va in frantumi

Centrale per i rifiuti il fronte del «no» cede e va in frantumi
di Daniela Volpecina
Lunedì 23 Maggio 2022, 09:07
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Biodigestore anaerobico, si spacca il fronte ambientalista a Caserta. Non è passata inosservata l'assenza al presidio di giovedì sera in piazza Ruggiero della rete regionale Stop biocidio, della quale fanno parte in Campania oltre 56 comitati. «Sono più di dieci anni si legge in una nota diramata ieri dalla Rete - che denunciamo la politica scellerata della Regione sul ciclo dei rifiuti, abbiamo più volte manifestato a Napoli, davanti alle sedi istituzionali, contro i biodigestori programmati e contro una legge regionale folle che non teneva in alcun modo conto delle esigenze dei cittadini e dei territori. A questi cortei però alcuni degli ambientalisti, promotori del flash mob di Caserta, erano sempre assenti e mai in rete con tutti gli altri comitati della Terra dei fuochi».

Tra i motivi che hanno spinto la Rete a non prendere parte al presidio ci sarebbero anche delle posizioni contraddittorie riscontrate tra gli organizzatori: «In piazza c'erano anche associazioni che non sono contrarie in linea di massima al biodigestore ma solo al sito individuato dall'amministrazione comunale, vale a dire Ponteselice, in zona Asi.

Noi riteniamo invece che questo impianto non vada assolutamente realizzato in quanto non rappresenta la soluzione al problema dei rifiuti. Abbiamo sempre proposto invece un ciclo virtuoso, in grado di dare nuova vita al rifiuto nell'ottica di un sistema di economia circolare».

Un plauso, al riguardo, viene rivolto al sindaco di Casagiove Giuseppe Vozza, «per la decisione di realizzare nel suo Comune un impianto di compostaggio non impattante sul territorio che va proprio nella direzione da noi auspicata». La Rete ha parole di elogio anche per il vescovo emerito, Padre Raffaele Nogaro, che in una nota fatta pervenire ai promotori del presidio ha acceso i riflettori su tanti temi caldi «dai monti Tifatini al Policlinico fino al biodigestore e a Lo Uttaro che, nonostante le indagini in corso, continua ad essere oggetto di sversamenti illegali di rifiuti di ogni genere nell'indifferenza generale». E in relazione alla decisione del Comune di Caserta di portare avanti il progetto del biodigestore malgrado la revoca del finanziamento regionale, i comitati aggiungono: «Siamo consapevoli che la pratica è tutt'altro che chiusa. Lo testimonia il fatto che la Regione abbia deciso di tenere in vita artificialmente un procedimento per la verifica di assoggettabilità alla Via (Valutazione di impatto ambientale) per un progetto che non esiste, in quanto non finanziato.

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Un iter che va denunciato in tutte le sedi consentite, come del resto sta facendo un comitato di Caserta e San Nicola la Strada che ha presentato anche un esposto alla Corte dei Conti. Lo stop al finanziamento del resto non è stato innescato dalle proteste degli ambientalisti casertani ma è il frutto dell'incapacità gestionale politica e amministrativa di un Ente che allo stato ha sprecato 26 milioni di euro destinati dall'Europa alla Regione per migliorare il ciclo dei rifiuti. È su questo che dovrebbero centrare la protesta alcuni ambientalisti' che hanno avuto, e in qualche caso hanno ancora oggi, un ruolo predominante in politica ma che non sono mai riusciti, quando ne avevano la possibilità, a dare una svolta decisiva alla politica ambientale del territorio».
Infine, un passaggio sulla scarsa presenza di pubblico al presidio di giovedì scorso: «Le associazioni non interagiscono più con i cittadini, non li coinvolgono. Le manifestazioni sono diventate infatti una vetrina per alcuni, un'occasione di gestione del potere per altri, nessuno si preoccupa più di costruire una rete reale basata su rapporti umani e di fiducia oltre che sui principi adeguati e corrispondenti agli obiettivi prefissati. Alla luce di tutto ciò, è inevitabile che i cittadini si sentano demotivati e disertino le manifestazioni».
 

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