Chiusa da 40 anni la bretella «265»,
ora è vietata anche alle prostitute

Chiusa da 40 anni la bretella «265», ora è vietata anche alle prostitute
di Giuseppe Miretto
Martedì 12 Novembre 2019, 08:13 - Ultimo agg. 09:52
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Buttati 39 anni e quasi mezzo milione di euro. Eppure il comune e il corsorzio Asi continuano imperterriti a litigare. Senza il solito ed ennesimo finanziamento aggiuntivo della Regione Campania, la bretella fantasma (quasi completata e mai entrata in esercizio per il raddoppio dell'ex statale 265) non aprirà. Ma non sarà nemmeno utilizzabile.

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L'opera incompiuta è tornata d'attualità grazie alle prostituite, che in servizio permanente effettivo (che copre quasi le 24 ore) usano il raddoppio dell'«area retrocasello di Caserta Sud», nel territorio di Maddaloni, come alcova discreta per l'amore mercenario. E ora arriva un nuovo dikat del prefetto Raffaele Ruberto: «Il decreto sicurezza contro il degrado e la prostituzione, presente da Maddaloni fino al casello autostradale, va esteso a tutte le stradine interpoderali laterali e alla viabilità annessa».

Quindi il discount del sesso a pagamento deve essere smantellato: uno dei simboli delle opere pubbliche strategiche incompiute è stato trasformato in luogo di incontro e ritrovo che offre confort, discrezione e spazio alle lucciole e soprattutto ai clienti. La strada che non c'è, asfaltata ma incompleta, deve tornare a servire la viabilità. Così si rimette in moto la sfida tra il Comune di Maddaloni e del Consorzio Asi che, da quasi 10 anni, non riescono ad aprire un asse viario indispensabile. Su input della prefettura, il consorzio Asi ha riattivato le procedure di concessione della strada al comune. «Non possiamo accettare annuncia in maniera perentoria il sindaco Andrea De Filippo perché non esiste nessuna strada. Stiamo discutendo di un'opera pubblica monca cioè di un viottolo asfaltato, mai completato e privo dei più elementari servizi (illuminazione, canali per le acque piovane, segnaletica orizzontale e verticale nonché guard rail). Il comune non è «disponibile a far fronte, con proprie risorse, alle lacune finanziarie e progettuali di altri enti». Del progetto originario è rimasto solo il manto stradale. Adesso, bisogna ricominciare daccapo: mai entrata in esercizio, la struttura è danneggiata, degradata e in parte avvallata.

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Erbacce e rifiuti la fanno da padrone. Serve un ulteriore e indifferibile intervento di manutenzione, risistemazione e completamento. Ancora un intervento d'autorità segna una svolta nella storia infinita di un'opera pubblica, pensata negli anni '80, passata al vaglio di quattro varianti e mai ultimata. La magistratura, nel 2013, aveva sequestrato l'ex area di cantiere trasformata in una megadiscarica. Così, fu completata la striscia d'asfalto di oltre mille e cinquecento metri e parallela all'ex 265. Adesso, dopo l'azione concertata tra magistratura e Corpo forestale, è la prefettura a sollecitare soluzioni. «Lo sgomento è comprensibile insiste il sindaco al cospetto di ritardi pluridecennali. Ma nulla si può contestare al comune che non può farsi carico di un'opera priva dei requisiti fondamentali di sicurezza e poi pure delle spese di completamento per poi aprirla la transito veicolare».

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