Cibi scaduti nelle mense a scuola,
è bufera sulla coop antimafia

Cibi scaduti nelle mense a scuola, è bufera sulla coop antimafia
di Mary Liguori
Martedì 19 Febbraio 2019, 11:09
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L'acqua era scaduta, le pietanze venivano preparate con prodotto malconservati. E finivano nelle mense scolastiche dell'Alto Casertano, ma anche nei centri di accoglienza profughi nelle case di riposo per anziani. Tutto è incominciato dopo che la mamma di un bimbo dell'asilo ha denunciato che dopo aver bevuto da una bottiglietta a scuola, al figlio bruciava la bocca. È scattato, così, il controllo del Nas dei carabinieri insieme al Norm di Capua, diretto dal tenente Francesco Ciardiello. Ed è venuto fuori che i settecento pasti giornalieri che venivano preparati dove, un tempo, si tenevano le riunioni di camorra del potente clan Nuvoletta di Marano di Napoli, legato ai Lubrano da un matrimonio tra la figlia di Lorenzo Nuvoletta e il figlio, poi ucciso, di Vincenzo Lubrano, erano potenzialmente nocivi per la salute.

È scattato il sequestro del bene confiscato - paradossale, no? - e il presidente della coop campionessa di appalti in fatto di refezione e di gestione di ville e locali confiscati alla camorra, Emiliano Sanges, è stato iscritto sul registro degli indagati. Ovviamente il sequestro d'urgenza attende la convalida in tribunale, ma per capire il potenziale pericolo che viene dalla presunta pericolosità dei cibi destinati a bambini e profughi è necessario fare un passo indietro e cercare di ripercorrere la mappa degli appalti affidati alla coop. L'Apeiron è titolare di svariati appalti per le mense in scuole pubbliche, private e per centri di prima accoglienza. Quasi 700, come detto, i pasti giornalieri che partivano da Pignataro Maggiore, fino a ieri, e finivano in istituti pubblici, asili privati, di Vitulazio, Camigliano, Giano Vetusto, Pastorano e Rocchetta e Croce. Ma non solo. Le pietanze venivano servite anche in una casa di riposo di Castel Volturno e nel centro di accoglienza «La rugiada» di Santa Maria Capua Vetere. È indagato, al momento, il titolare della coop sociale, Emiliano Sanges, residente a Bellona. La sua figura è strettamente collegata al mondo dell'antimafia. La coop gestisce infatti lo sterminato patrimonio sottratto nei primi anni 2000 ai clan Nuvoletta, Ligato e Lubrano. Fondata nel 2008, con l'obiettivo di «contribuire alla creazione di un welfare di comunità attraverso la messa in rete di un lavoro che ponga al centro la persona con la sua storia, il suo presente, il suo futuro». Lo si legge in una nota di presentazione dello stesso Sanges pubblicata il 10 febbraio scorso. «Il tutto - si legge ancora - attraverso il riutilizzo sociale dei beni confiscati alla camorra»: dalla «Fattoria 100 Moggi» a «Villa Imposimato».

 

IL SEQUESTRO
I sigilli sono scattati oltre che pe il centro cottura, per un quintale circa di scorte alimentari e per otto pedane di bottiglie d'acqua naturale oligominerale, utilizzate da una coop. Il rappresentante della coop risponde didetenzione e vendita di sostanze alimentari in cattivo stato di conservazione. L'allarme è scattato dopo la denuncia di una mamma 23enne di Camigliano che ha segnalato i forti bruciori accusati dal figlio alla bocca dopo aver ingerito l'acqua distribuita all'asilo. I controlli dei militari hanno dato esito positivo, in quanto alimenti per preparare i pasti e bevande sarebbero stati tenuti in cattivo stato di conservazione. Non è il primo pasticcio sui beni confiscati che si verifica a Pignataro dove l'ufficiale giudiziario che gestiva per conto dello Stato lo zuccherificio sottratto al casalese Dante Passarelli è stato addirittura arrestato, due anni fa.

LE DENUNCE
Nella primavera scorsa, in una delle ville affidate alla coop Apeiron, si sono verificati due furti. In soli due mesi i raid sono stati eseguiti con modalità pressoché analoghe: tra venerdì 17 marzo e domenica 19 marzo scorsi, infatti, il bottino della banda (forse la stessa della scorsa notte) era stato di un pc, una stufa e di alcuni documenti amministrativi, tutti portati via dall'ufficio del presidente di Apeiron, Emiliano Sanges. Fu proprio lui a riferire del furto, sottolineando che i ladri «hanno soprattutto manifestato profondo disprezzo nei confronti di ciò che oggi rappresenta questo luogo e la nostra cooperativa». Sanges si spinse anche oltre, dicendosi in quel frangente convinto che: «Oggi siamo convinti che non si tratti di semplice casualità ma che vi sia un progetto intimidatorio nei nostri confronti».
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