Cira, gli appalti per la ricerca spaziale
in mano alla camorra con tangenti del 5%

Cira, gli appalti per la ricerca spaziale in mano alla camorra con tangenti del 5%
Marilu Mustodi Marilù Musto
Mercoledì 27 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo agg. 28 Aprile, 07:17
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È il polo di ricerca aerospaziale più importante del Sud dove arrivano 21 milioni di euro ogni anno: il Cira è il cuore della sperimentazione con circa 350 dipendenti. Finito nel blitz dell'ex ministro Tremonti nel 2010 alle prese con i tagli per recuperare fondi, al centro di una perquisizione della Procura di Roma nel 2014, ora, il centro di ricerche di Capua stava per scivolare nell'orbita di Sergio Orsi, imprenditore camaleontico capace di passare da un'aula di tribunale a un tavolo tecnico con un geometra del Cira. Con disinvoltura. Per fare cosa? Decidere quale gara d'appalto vincere. La «Coge.fid», per esempio, era l'impresa segnalata da Orsi che doveva aggiudicarsi la costruzione dello «spazio-deposito Lisa» del Cira. Laboratorio per prove di impatto di strutture aerospaziali «in grado di eseguire dei crash test ad alta energia in acqua». Un appalto di soli 40mila euro. E infatti Orsi puntava alla gara sul verde per oltre 990mila euro. E sarebbe andato tutto per il meglio se non fosse incappato in un unico inciampo: la Procura Antimafia di Napoli che non ha mai mollato del tutto le titaniche imprese di Orsi, l'uomo che con la sua Eco4 mise nei guai l'ex sottosegretario Nicola Cosentino. L'imprenditore tuttofare «salta» ancora da un lavoro all'altro facendosi chiamare «cavaliere». Questo, almeno, emerge dagli atti. Così, ieri, i carabinieri di Aversa hanno arrestato Orsi e il suo antagonista, Oreste Fabio Luongo, titolare di una ditta ed ex consigliere comunale di Casale. L'accusa è di corruzione e turbata libertà degli incanti. Reati aggravati dalla finalità di agevolare il clan dei Casalesi. Undici le misure cautelari eseguite dai carabinieri di Aversa su richiesta dei magistrati della Dda, Maurizio Giordano e Graziella Arlomede.

Ai domiciliari sono finiti Carlo Russo, 52 anni (responsabile della procedura di scelta del contraente), Vincenzo Filomena, 60 anni, (progettista dell'Ufficio Tecnico del Cira) e Antonio Fago, 77 anni, (intermediario tra la famiglia Orsi, Filomena e Russo). L'obbligo nel comune di residenza è toccato ad Adolfo Orsi, 40 anni (figlio di Sergio), Francesco Pirozzi detto O'picciuotto, 53 anni (geometra di Trentola Ducenta dell'ufficio Tecnico del Cira) e Amedeo Grassia, 59 anni, infermiere ed ex consigliere comunale di Trentola Ducenta. L'interdizione dall'esercizio dell'attività di impresa riguarda gli imprenditori Salvatore Orsi, 38 anni, Felice Ciervo, 30 anni e Fiore Di Palma, 52 anni, quest'ultimo era la «testa di legno» di Sergio Orsi.

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Gli appalti erano cinque e il «cavaliere» li adocchia tutti. I più succulenti erano quelli relativi alla costruzione di un deposito per lo stoccaggio dei rifiuti urbani non pericolosi e la manutenzione sul patrimonio civile e industriale. Appalto di 600mila euro. Poco margine per le ditte. Ma Sergio Orsi è capace di togliersi gli abiti da impresario e di indossare quelli di stratega: «Io ho 30/40 imprenditori», dice al suo interlocutore che gli chiede garanzie. «Lui ha un consorzio», spiega il garante al tavolo. «Va bene allora», risponde l'altro del Cira. E così, basta cercare un antagonista. La banda di faccendieri avrebbe calato l'asso chiamando Luongo (l'altro imprenditore di Casale); doveva partecipare alla gara solo per dare parvenza di una pluralità di inviti. Qualcuno del gruppo c'era, però, che aveva avanzato il dubbio sulla qualità dei lavori Cira ed era Antonio Fago di Pozzuoli, detto «il vecchio». Ma ai suoi dubbi, Vincenzo Filomena, progettista Cira aveva risposto: «Una botta di qua, una di là e si fanno le cose un poco meglio». Sarebbe stato ancora Filomena a consigliare a Sergio Orsi e al figlio Adolfo di mettersi in contatto con l'aggiudicatario Li.ri di Giugliano per indurre la ditta a rinunciare all'incanto per aggiudicare la gara a Italiana multiservizi. In compenso, Sergio Orsi avrebbe promesso il cinque o il dieci per cento sugli importi a Carlo Russo e a Vincenzo Filomena. «Neanche ai camorristi si dà il 10», avrebbe detto il figlio.

E poi, c'è una intercettazione del pentito Dario De Simone che spiega il ruolo ancora attivo dell'ex killer.

Il quadro delle accuse è stato costruito a pennello, ora bisognerà capire se i vertici del Cira abbiano mai carpito il ruolo che la magistratura dà ai dipendenti: come quello di Francesco Pirozzi, considerato «talpa» del Cira. 

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