Cold case in Campania: «Mio figlio innocente ucciso, l'amico vide e scappò: dica la verità»

Cold case in Campania: «Mio figlio innocente ucciso, l'amico vide e scappò: dica la verità»
di Alessandra Tommasino
Giovedì 14 Giugno 2018, 11:16
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Aveva diciassette anni e la sera del 15 luglio del 1998, Pasquale Menale, bravo studente dell' Itc Gallo di Aversa e talento calcistico, rimase ucciso da un colpo di pistola al cuore esploso non si sa da chi, né perchè. Morì sul colpo, mentre si trovava a bordo di uno scooter insieme ad un amico, all'incrocio fra via Chianca e via Campanello. Ieri il padre Giuseppe Menale, nel corso di una conferenza stampa indetta al municipio di Teverola, ha chiesto a gran voce la riapertura delle indagini. «Sono trascorsi venti anni ha detto Giuseppe - e sulla tomba di mio figlio c'è un punto interrogativo, ci appelliamo alla magistratura, ma anche alla coscienza di chi può aver visto qualcosa e magari per paura non ha raccontato nulla». Giuseppe, che da anni svolge l'attività di idraulico, si è rivolto in particolare al giovane di Teverola, A.C., che la sera dell'assassinio si trovava sullo scooter con Pasquale.
I due erano all'esterno di un circolo ricreativo insieme ad altri giovani del posto e, ad un certo punto della serata, decisero di allontanarsi per andare a comprare delle bibite. A.C., interrogato dai carabinieri dopo l'accaduto, raccontò che mentre stavano percorrendo la strada del ritorno furono superati da un Piaggio free rosso con a bordo due giovani. «Dopo circa tre o quattro metri, in direzione del borgo di Aversa raccontò quello che era alla guida del Piaggio si è voltato esplodendo un colpo d'arma da fuoco verso di noi». Preso dallo spavento, A.C. tornò a casa dalla madre raccontando che Pasquale era stato ferito a un braccio. Fu ascoltato dai carabinieri, insieme ad altri ragazzi, sottoposti pure al prelievo stub.

Nessuna prova di coinvolgimento o favoreggiamento nell'omicidio fu raccolta e le indagini, non raggiungendo alcun risultato, furono archiviate. A.C. non andò ai funerali di Pasquale e sparì nel giro di pochi giorni da Teverola. Forse per lo shock, o probabilmente per paura di poter finire ammazzato come l'amico, fatto sta che di lui si sono perse le tracce e ieri Giuseppe Menale gli ha chiesto di «farsi vivo, perché sono passati venti anni e sebbene immaginiamo che anche per lui sia stato molto difficile superare ciò che accadde quella sera, adesso potrebbe ricordare dettagli utili a ricostruire la verità». Un dolore mai acuito quello dei Menale. «Il grido di questa famiglia che chiede giustizia ha detto il sindaco di Teverola Dario Di Matteo - è il grido di un'intera comunità che ha il diritto di sapere la verità». Toccante il ricordo di Antonio Lombardi, presidente della Asd Seidokan, l'associazione sportiva di cui faceva parte la vittima. «Per tanti anni, dopo la morte di Pasquale, la nostra squadra di calcio ha raccontato Lombardi non ha avuto il numero 6, che era quello della sua maglietta».

Lombardi ieri ha presentato la ventesima edizione del memorial intitolato al ragazzo teverolese, dal titolo «Un calcio all'indifferenza». Un'iniziativa itinerante che, con il patrocinio della Regione e dei Comuni di Teverola e Cicciano (quest'ultimo Comune sede dell'associazione), prenderà il via il prossimo 16 giugno, con un triangolare di calcio allo stadio di Lusciano, dove si giungerà con la fiaccola portata in staffetta da Teverola da Giovanni Improta, medaglia di bronzo alle olimpiadi silenziose 2017 della Turchia. Il 7 luglio invece al campo sportivo di Teverola, ci sarà una partita di calcio con «Le vecchie glorie» ossia con i coetanei di Pasquale che giocavano a calcio 20 anni fa.
 
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