Avrà un figlio con gli embrioni congelati
del marito separato: lui si era opposto

Avrà un figlio con gli embrioni congelati del marito separato: lui si era opposto
Giovedì 25 Febbraio 2021, 21:06 - Ultimo agg. 26 Febbraio, 07:41
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Gli embrioni creati e crioconservati da una coppia che nel frattempo si è separata potranno essere impiantati dalla donna anche contro la volontà dell'ex partner. Lo ha stabilito il Tribunale di S. Maria Capua a Vetere che, per la prima volta in Italia, spiega all'Ansa l'avvocato Gianni Baldini - legale della donna - «decide su questo tema spinoso, dato il numero crescente di separazioni e di coloro che chiedono di accedere alla Pma. Una pronuncia destinata a fare molto discutere».

«La mia è stata una battaglia anche per tante altre donne: credo in coscienza di aver fatto qualcosa di utile per tutte quelle donne nella mia situazione, e per i tanti concepiti in provetta congelati, a cui la legge fino ad oggi non consentiva alternative».

Così Carola, che indichiamo con un nome di fantasia, commenta all'Ansa la sentenza del tribunale di S.Maria Capua a Vetere che le ha riconosciuto la possibilità, nonostante la separazione dal marito e la contrarietà di quest'ultimo, di utilizzare ed impiantare in utero gli embrioni precedentemente congelati per il ricorso a trattamenti di procreazione medicalmente assistita (Pma).

«Non è stata una scelta a cuor leggero. Io - racconta - ho più di 40 anni e per amore del mio ex marito, che aveva problemi di salute, ho deciso con lui di ricorrere alla Pma. Ci sono state delle complicanze e il primo tentativo non è andato bene. Poi lui ha voluto la fine del nostro matrimonio». Intanto, però, degli embrioni erano stati crioconservati. «Ci ho pensato tanto, ma quegli embrioni creati in un contesto di amore - afferma Carola - io non me la sono sentita di abbandonarli in una provetta, e ho deciso almeno di provare a metterli al mondo lo stesso, anche come donna single. Mi sono rivolta agli avvocati Baldini e Zema e grazie al loro aiuto anche il giudice ha capito che il mio progetto era serio e responsabile».

Il punto, conclude, «è che credo che non sia giusto venire meno alle proprie responsabilità genitoriali, e per quello che mi riguarda sono contenta che il giudice abbia riconosciuto a me ed a nostro figlio, per ora solo concepito, il diritto almeno di provarci».

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