Consulenze dalla Coldiretti,
condannato il pm della Terra fuochi

Consulenze dalla Coldiretti, condannato il pm della Terra fuochi
Consulenze dalla Coldiretti, condannato il pm della Terra fuochi
di Marilù Musto
Domenica 22 Aprile 2018, 07:30 - Ultimo agg. 07:49
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Per anni è stato il magistrato-simbolo della lotta alla Ecomafie in provincia di Caserta e in Campania. Dopo una prima assoluzione, è stato condannato a 1 anno e sei mesi, pena sospesa, per abuso d’ufficio: l’imputato è l’ex pm della procura di Santa Maria Capua Vetere, Donato Ceglie, con ultima sede la corte di Appello a Bari. Ceglie non è un magistrato qualunque: è colui che per primo s’interessò del legame fra mafie e rifiuti in tempi non sospetti, con attenzione particolare all’agro aversano e a Castelvolturno. Era lo specchio della legalità, invitato in convegni e scuole per parlare di come le imprese colluse hanno avvelenato parte del territorio.
Pochi giorni fa, il tribunale di Roma - presidente del collegio Paola Roja, a latere Maria Teresa Cialoni e Paola Della Vecchia - ha depositato la motivazione della sentenza, di primo grado, spiegando anche l’assoluzione per due capi d’imputazione nei confronti del magistrato e la condanna per aver ricevuto denaro per consulenze dalla Coldiretti, inserite nel progetto «Agromafie», facendo intestare le fatture al suo ex factotum, Raffaele Russo, perito del Tribunale e della Procura. Si trattava di sei consulenze con cifre dai 22mila ai 5mila euro. La posizione di Russo è stata archiviata. L'apertura del fascicolo si deve alla querela di un uomo di 55 anni di Caserta. Pesanti gli eventi contestati all’ex pm della Terra dei Fuochi. Come quella volta che il magistrato fu invitato da Stefano Masini, responsabile di «area ambiente Coldiretti» di Roma, all’Exo del 2015 a Milano.

«È emerso - si legge nella motivazione della sentenza - che in occasione dell’Expo 2015 durante un convegno al quale Ceglie fu chiamato come relatore, fu fatta la richiesta, soddisfatta dal Masini, di vedersi organizzato e offerto il pranzo per sé e per i propri familiari, circa 40 perone, provenienti da Toritto, in provincia di Bari». In realtà si trattava della degustazione della mandorla di Toritto proposta dall’associazione «Filippo Cea». Un pranzo pagato da Coldiretti nell’ambito della esposizione milanese.
A condurre i giudici verso una condanna di Donato Ceglie, il fatto che quest’ultimo avesse rapporti anche con altri membri della Coldiretti sin dal 2011. Prima con il direttore di Roma, Vincenzo Gesmundo, con l’ex direttore dell’articolazione di Napoli, Vito Amendolara e altri funzionari della Coldiretti. In sostanza, la Procura di Roma gli ha contestato che «abusando della sua posizione ha ottenuto che Raffaele Russo compilasse fatture per consentire a Ceglie di incassare il denaro delle consulenze, subendo però un pregiudizio perché, dal canto suo, Raffaele Russo ha portato quel denaro nella sua contabilità e, quindi, ha pagato l’Iva». Per farlo, in maniera regolare, il pm avrebbe dovuto chiedere il parere al Csm. «Anche con Amendolara e Gesmundo, il dottor Ceglie aveva un rapporto stretto - spiegano i magistrati di Roma - e questo è emerso anche da una telefonata tra Ceglie ed Elio Sticco del foro di Santa Maria Capua Vetere durante la quale Ceglie si offriva come mediatore tra l’avvocato e la Coldiretti debitrice nei confronti del libero professionista di una ingente somma per una consulenza prestata»
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