«Contro la corruzione un codice etico
che regoli i comportamenti dei privati»

«Contro la corruzione un codice etico che regoli i comportamenti dei privati»
di Mary Liguori
Sabato 6 Febbraio 2021, 08:00 - Ultimo agg. 7 Febbraio, 11:07
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«Abbiamo in Campania 550 comuni ed è inutile negare che è sempre necessario tenere alto il livello di tutela e rispetto delle procedure di legalità». Così il presidente Anci Campania e sindaco di Caserta, Carlo Marino, sul tema dell’illegalità diffusa nella pubblica amministrazione.
 

Quali sono gli strumenti per proteggere la cosa pubblica dalla corruzione?
«La trasparenza e la regolarità degli atti sono aspetti fondamentali. Gli enti pubblici hanno fatto in questi anni sforzi enormi per rispettare la legge 190 e applicarla, siamo sottoposti a controllo sistematico dell’Anac, ma bisogna fare di più sul fronte dei privati. Chiediamo da tempo che quello che oggi è modello facoltativo diventi obbligatorio: parlo della 231 del 2001, che disciplina la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e delle società. Al di là dei controlli prefettizi, insomma, servono modelli organizzativi che regolino i rapporti tra aziende e amministrazioni comunali, vanno codificati i modelli di incontro, servono regole di ingaggio chiare». 

In assenza di codici è alto il rischio, per gli amministratori pubblici, di ritrovarsi ingiustamente al centro di indagini, per poi essere scagionati. È accaduto anche a lei, per un’inchiesta su una vicenda in cui, emerse, lei fu in realtà vittima...
«L’argomento è proprio questo: chi in una azienda si rapporta con la Pa deve sapere cosa detta il codice penale - dai reati come il traffico di influenze all’abuso d’ufficio -, avere chiaro i perimetro in cui possono svilupparsi i rapporti con la pubblica amministrazione.

Poi c’è l’aspetto delle infiltrazioni camorristiche, come ha sottolineato il procuratore di Santa Maria Capua Vetere Maria Antonietta Troncone; noi stessi vogliamo essere tutelati: Procure e forze dell’ordine fanno già tanto, ma non bastano le «white list» e «black list»; vogliamo regimentare i criteri comportamentali; regole d’ingaggio e un codice etico per i rapporti tra la Pa e le aziende. Prevedere anche sanzioni pecuniarie, e rendere obbligatoria, per le aziende private, la formazione delle figure che si rapportano con i Comuni che debbono sapere come comportarsi in tema di codice penale, come interloquire e rapportarsi alla pubblica amministrazione».  

Intanto si avvicinano le elezioni. Si voterà in quattro dei cinque capoluoghi campani, a Napoli, Caserta, Salerno e Benevento e, con la campagna elettorale, cresce il rischio di commistione tra la politica e la criminalità...
«La pandemia è una grande tragedia, ma il distanziamento, con i contatti ridotti al minimo, limiteranno le occasioni di scambio e, di conseguenza, scenari già visti in passato quando indagini importanti hanno svelato casi di voto di scambio ma anche di ingerenze sul business dei manifesti. Ma su questo aspetto è la politica che deve stare attenta impiegando metodi che non lasciano dubbi, ma solo certezze». 

Proprio in tema di legalità, è ormai un trend quello dei magistrati prestati alla politica, cosa ne pensa?
«In alcuni momenti storici schierare uomini dello Stato è stato importante in risposta a precise contingenze, ma la politica si deve riappropriare del proprio ruolo con coraggio. Ciò non toglie che alla politica possano avvicinarsi magistrati autorevoli per dare il loro contributo. Sono convinto, d’altronde, che solo una sinergia tra i tre poteri dello Stato possa costruire solidarietà sociale e sviluppo». 
 

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