Coronavirus a Caserta, studentessa guarita:
«Adesso sto bene ma restate tutti a casa»

Coronavirus a Caserta, studentessa guarita: «Adesso sto bene ma restate tutti a casa»
di Mary Liguori
Domenica 22 Marzo 2020, 12:30
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Sono le otto di venerdì sera quando il telefono di casa squilla. È la chiamata che la famiglia del paziente «uno» della Campania, e che Caserta intera, aspetta da giorni. La studentessa 24enne, primo caso di contagio da coronavirus nella nostra regione, è guarita e può tornare a casa. Chiama i genitori, che hanno finito la quarantena la settimana scorsa. Si mettono subito in macchina per andare a prendere la giovane al Cotugno. «Quando sono uscita ho visto per la prima volta le facce delle persone che hanno badato a me per tutti questi giorni, fino a quel momento non conoscevo i loro visi perché entrano in stanza bardati, mi hanno abbracciata, è stata una grande emozione», dice a Il Mattino, la studentessa. «All'interno dell'ospedale, sola in camera, ho vissuto un clima surreale, mi sembrava di essere in un film». «In macchina verso casa ho trovato strade vuote, una volta a Caserta ho trovato una città deserta, mentre un mese fa ho lasciato una città caotica. Mi sembra di stare ancora in un sogno». Dal 24 febbraio, giorno del ricovero, l'emergenza è scoppiata . Ora dovrò stare ancora nella quarantena, come in ospedale, ma tutto ciò è importante per raggiungere queste Sono le parole della studentessa a Il Mattino.

«È stata una chiamata inaspettata, non credevamo che l'avrebbero dimessa di sera. Una gioia indescrivibile». E invece, con l'emergenza posti all'ospedale dei Colli, non appena un paziente è del tutto guarito e i tamponi rimandano la lieta notizia della negatività al covid-19, viene messo in uscita. Servono posti, è la settimana più drammatica quella che la nostra regione vive dall'inizio dell'emergenza. «Sta bene e ora più che mai voglio rivolgermi a chi ha la possibilità di non entrare in questo incubo. Restate in casa, siate coscienziosi come lo è stata mia figlia, comportatevi responsabilmente. Solo così tutelerete voi stessi e i vostri cari».
 

La studentessa, che si è ammalata dopo un giorno e mezzo a Milano, ha accusato i primi sintomi sospetti al ritorno dalla Lombardia. Una volta a casa si è tenuta a distanza dai familiari, tant'è che non ha contagiato nessuno di loro, fino al momento in cui non è andata al Cotugno per il tampone. Il risultato positivo l'ha costretta al ricovero per un mese. Un periodo durante il quale l'epidemia partita dalla Cina ha colpito duramente l'Italia e altri Paesi nel mondo, tanto che l'Oms ha poi dichiarato il covid-19 una pandemia. Un mese durante il quale le condizioni della ragazza sono apparse quasi sempre stabili, febbre bassa e la tosse. I familiari della ragazza lanciano un appello ai cittadini campani. «Restiamo tutti in casa, - la voce è rotta dall'emozione - siamo responsabili nei confronti degli altri come lo è stata mia figlia che si è autoisolata per non mettere in pericolo noi genitori e l'anziana nonna. Non è il momento di essere spericolati, se altri fossero stati attenti mia figlia e altre persone responsabili non avrebbero contratto il virus». La giovane casertana si è accorta di essersi ammalata il 24 febbraio. Quella sera tornava da Milano con due amici in macchina. Due giorni dopo il rientro, la ragazza è arrivata al Cotugno con i sintomi tipici del coronavirus, benché blandi. Febbriciattola e tosse. Il termometro, però, al momento dell'arrivo al Pronto soccorso non arrivava a trentasette tant'è che inizialmente i medici ritennero non necessario il tampone. Fu la giovane casertana a insistere. Il risultato del test, nella notte del 24 febbraio fu il primo caso di coronavirus in Campania. Da quel momento, la nostra regione ha registrato oltre 800 casi, di cui più di cento nel Casertano, e diciotto vittime. È passato solo un mese da quando la pandemia ha investito la Campania, ma il mondo è radicalmente cambiato per affrontare quella che il governatore De Luca non ha esitato a definire «una guerra».

La giovane guarita non potrà ancora tornare a una vita normale. Mentre era ricoverata è scattata una serrata generale, con i divieti che hanno modificato la vita di ognuno di noi. Le strade sono deserte, i negozi e le scuole chiusi. La gente è chiusa in casa per difendersi dal virus nell'unico modo in cui ci si può difendersi: isolarsi. E ci sono degli aspetti collaterali che riguardano le vite stravolte di chi si contagia e quelle delle loro famiglie. La curiosità morbosa delle persone, il flop di certa informazione che non tiene conto di regole deontologiche e leggi sulla privacy. «Denunceremo le testate on line che hanno violato la privacy, la casa nostra è stata sotto assedio per giorni, è stato un inferno». «Per la mia figlia, oltre alle apprensione per il mio stato di salute, c'è stata una E, ancora, sia la giovane che la sua famiglia hanno saputo dell'esito dei test dai giornali. «Ci sono tanti ringraziamenti da fare: dai medici del Cotugno dottor Pisapia, la dottoressa Palmieri e la dottoressa Rescigno ai medici amici di famiglia, fino al sindaco di Caserta, Carlo Marino, e la direzione sanitaria dell'Asl che ci hanno seguiti passo passo». 
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