Covid a Napoli, l'odissea di una donna down:
«Mia sorella positiva e legata al Cardarelli»

Covid a Napoli, l'odissea di una donna down: «Mia sorella positiva e legata al Cardarelli»
di Fabrizio Arnone
Mercoledì 18 Novembre 2020, 21:00 - Ultimo agg. 19 Novembre, 12:14
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Quella di Eliana è una di quelle storie che non si vorrebbero mai raccontare. Era il 16 ottobre quando è risultata positiva al coronavirus. «Aveva solo qualche decimo di febbre - ha raccontato la sorella, G. C. D. R. ma d'un tratto lunedì scorso ha avuto problema di disfagia ( problemi di deglutizione, ndr ) che hanno reso necessario l'ossigenoterapia». Eliana necessita di una Tac all'addome ed ai polmoni, e per questo, martedì scorso, è stata ricoverata all'Ospedale Cardarelli di Napoli. Ed è qui che è iniziato il suo calvario: «È' stata ricoverata in ospedale con la sua cartella clinica che, però, non si sa come, viene persa dal personale continua la sorella -. Non siamo mai riusciti a parlare con i medici del reparto in cui è ricoverata, se non il giorno dopo, quando, finalmente, siamo riusciti a spiegare le patologie e le cure che mia sorella stava seguendo». Eliana è di Caserta. Ha 42 anni ed è affetta da sindrome di Down e psicosi da innesto, per la quale è trattata. «Giovedì siamo riusciti a sapere che avrebbe fatto la Tac in giornata. Alle raccomandazioni mia e di mia madre di sedare Eliana per fare l'esame, non veniamo ascoltate, come se il nostro intento fosse stato quello di sostituirci ai medici. Il giorno seguente, però, scopriamo che il referto della tac aveva la dicitura: esame non eseguito in relazione ad agitazione psicomotoria incontenibile. Inutile raccontare la nostra frustrazione - ha concluso per una situazione che doveva essere gestita meglio dal personale medico». 

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Ma non è finita qui.

Il giorno dopo Eliana viene dimessa dall'ospedale. Sulle braccia ha dei lividi enormi e dei segni inequivocabilmente assimilabili a corde o lacci serviti, probabilmente, per immobilizzarla al letto. Oggi Eliana è traumatizzata dalla terribile esperienza vissuta in questi giorni e non si fa toccare da nessuno. Lei non parla e quindi non potrà mai raccontare cosa è successo. «Mi chiedo come sia stato possibile tutto questo dice la sorella -. Come è possibile che dopo quasi un anno dallo scoppio della pandemia e dalla scoperta del coronavirus, ci sia ancora del personale sanitario non in grado di gestire pazienti affetti da simili patologie. Il coronavirus colpisce principalmente anziani e persone diversamente abili. Perché non sono stati in grado di gestire la situazione?». E' uno sfogo amaro, di rabbia, quello della sorella e della madre. Uno sfogo per una situazione indicibile e che poteva andare diversamente. Oggi la famiglia di Eliana chiede ai responsabili della sanità campana di attrezzare gli ospedali a gestire anche le situazioni più complesse, che possono coinvolgere pazienti più fragili e meritevoli di più cure e più attenzioni. La fase emergenziale non può diventare, soprattutto per i diversamente abili e gli anziani, una giustificazione per le superficialità dei comportamenti, le negligenze o le incompetenze.

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