Coronavirus, in Campania
​un'azienda «sorvegliata speciale»

Coronavirus, in Campania un'azienda «sorvegliata speciale»
di Enzo Mulieri
Domenica 2 Febbraio 2020, 08:31
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Preoccupazioni e timori crescono in Italia per il propagarsi del Coronavirus, una pandemia che avanza a livello globale e che sta comportando riflessi per ora solo «emotivi» anche all'interno dell'apparato produttivo casertano. L'osservatorio di riguardo da questo punto di vista è costituito nell'alto Casertano dall'insediamento industriale Yanfeng, di proprietà cinese, specializzato nella lavorazione di pannelli per auto, con circa duecento lavoratori alle sue dipendenze. È proprio in questi giorni, infatti, che nel sito di Rocca d'Evandro si agitano dubbi forti, si vivono stati d'animo per certi versi anche i più contraddittori, quelli più tristi per il propagarsi della malattia, da un lato, quelli più positivi legati all'incremento dei volumi produttivi dell'azienda, dall'altro.

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LA COMUNICAZIONE
Nel mezzo di tante inquietudini il comunicato dell'altro giorno con il quale il gruppo cinese ha vietato qualsiasi rapporto con l'esterno per i lavoratori impiegati nel ciclo produttivo. Nello stesso documento, quasi scontato, sono pure state scongiurate qualsiasi evenienze che possano comportare rischi per le maestranze. Le stesse peraltro, già erano «attenzionate» con la massima tempestività e con tutte le precauzioni del caso. Tutto questo in attesa dell'arrivo dalla Cina, via mare, degli ordinativi riguardanti gli stampi per il trattamento della plastica e necessari per la produzione dei pannelli. Secondo le ultime indiscrezioni gli stampi sarebbero già in dirittura d'arrivo nel Casertano, si parla di poco tempo ormai. Di qui la prudenza che sarà assicurata da Yanfeng, a tutela sia della missione che del personale.
«Più che l'avanzare della pandemia, pure gravissima - ha considerato Daniele Aquilea, segretario regionale della Uiltec - a preoccupare è l'andamento del piano industriale, soprattutto i rapporti con la committente Fca di Cassino». Rapporti che sembrano tendere al meglio, però, come riscontrato a metà gennaio in Confindustria. «Le ultime consultazioni hanno preso una piega migliore - aggiunge Livio Marrocco, segretario regionale della Cisal - tanto è vero che nuovi impegni sono stati assunti sia per veicoli di alta gamma, come la Maserati, sia per la nuova 500 che dovrebbe partire da giugno».

I RISCHI
Su altro versante del «rischio» pandemia, in particolare nella città capoluogo, sono in molti a preoccuparsi per il prosieguo del progetto «La nostra Via della seta» che rappresenta un modello di collaborazione con il mondo dell'impresa orientale e che dovrebbe trovare ulteriori occasioni di business nel mercato cinese. Cosa succederà nelle prossime settimane, col blocco dei collegamenti deciso dalla nuova autorità nazionale, è difficile prevedere. Secondo Confindustria il problema, così come le incognite, resta ancora sospeso. «Non ci sono attualmente elementi tali da dover adottare qualche decisione, dare alcun indirizzo - così riferiscono negli ambienti di via Roma - meglio aspettare gli sviluppi della crisi e attenersi a quanto il Governo deciderà».

Ogni valutazione, insomma, viene considerata prematura, anche se ogni fase della crisi va monitorata con la dovuta attenzione e soprattutto con solerzia, evitando polemiche, valutando con precisione gli effetti che verranno documentati sul territorio. Nel mirino ci sono le sorti a Caserta di un'intera comunità di imprenditori di origine cinese, di grande impatto sotto il profilo socioeconomico.
Nella sola Terra di Lavoro sono poco più di trecento gli operatori, un numero in aumento anche rispetto a Napoli (ovvero del 3% dal 2017 fino all'inizio 2019), in base ai dati forniti dalla Cgia di Mestre. In gran parte si occupano di commercio al dettaglio o all'ingrosso, una realtà che la Camera di commercio di via Roma conosce molto bene. «Per quanto ci riguarda - ha puntualizzato il presidente Tommaso De Simone - il problema del Coronavirus non ha per il momento alcuna rilevanza fattuale. Basti pensare che l'export provinciale raggiunge una percentuale del 72% ed è principalmente diretto ai mercati dell'Unione europea, mentre percentuali inferiori si registrano per l'export nel Nord America; per questo i rapporti con la Cina hanno un'incidenza molto bassa. Evidentemente a tutt'oggi la crisi pandemica interessa più il mondo della finanza che quello produttivo dove le conseguenze potrebbero essere secondarie».
 
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