Coronavirus a Caserta: Consorzio seta
e Casa Rut, 400 mascherine al giorno

Coronavirus a Caserta: Consorzio seta e Casa Rut, 400 mascherine al giorno
di Lidia Luberto
Martedì 31 Marzo 2020, 08:24
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Mai come in questo momento c'è bisogno di «tessitrici di speranza», come si definiscono le donne impegnate nella cooperativa Newhope. E così, insieme al Consorzio San Leucio Silk, sono scese in campo, guidate ancora una volta da suor Rita Giaretta, per fare la loro parte in questa particolare, terribile emergenza. La combinazione virtuosa e solidale fra la cooperativa e i produttori di seta ha dato, infatti, il via alla produzione di mascherine di cotone sanificato e impermeabile, trasformando quella che solo qualche giorno fa sembrava un'ipotesi in una realtà.

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«Ho capito che era il momento di ritornare e sono partita da Roma destinazione Caserta», racconta suor Rita Giaretta, l'infaticabile animatrice di Casa Rut, dove lei ha svolto la sua missione per 24 anni e che aveva lasciato solo pochi mesi fa e dove hanno trovato riparo e salvezza donne migranti in fuga da guerre e sfruttamento. «Il Signore dice la messe è molta ma gli operai sono pochi e allora eccomi, eccoci. Questo è il nostro modo di dare una mano come chi porta i pacchi a chi ha fame, chi lavora nelle mense». Suor Rita è rientrata, dunque, fra le sue ragazze, per riconvertire la produzione del laboratorio di sartoria etnica «Newhope», nato nel 2004.
LA PREGHIERA
«Abbiamo gli strumenti, le ragazze, che sono riuscite a superare le loro paure, e che, oggi, sono motivate. Ne hanno passate tante nella vita e ora vogliano essere protagoniste. Le ho viste rinascere: avevano temuto che la cooperativa scomparisse con questa crisi. Ora, invece, in cinque: una ragazza rumena, una ucraina, due nigeriane e una suora operaia vicentina come si definisce, sorridendo, suor Rita riusciamo a produrre 400 mascherine al giorno, con l'obiettivo di arrivare a realizzarne oltre 10mila al mese. Lavoriamo sodo e in massima sicurezza: il locale è grande e ci consente di osservare tutte le norme stabilite dai decreti ministeriali. A mezzogiorno, poi, ci fermiamo per una pausa durante la quale recitiamo il Padre Nostro, come ci ha suggerito papa Francesco. E poi di nuovo subito all'opera».
LA SINERGIA
Un'impresa che non sarebbe stata possibile senza il contributo del Consorzio San Leucio Silk. «Abbiamo raccolto con entusiasmo la proposta di suor Rita. La nostra attività produttiva era ferma così abbiamo deciso di metterci a disposizione», dice Gustavo Ascione, presidente del Consorzio. «Allora facciamo il nostro mestiere: abbiamo proceduto all'ingegnerizzazione del prototipo. Poi, come rete delle imprese, forniamo un cotone ritorto di pregio, impermeabilizzato con impregno ad alta temperatura. La produzione finisce con la sanificazione delle mascherine, che possono essere lavate e, dunque, riutilizzate più volte. Inoltre il costo è molto contenuto: la nostra partecipazione non è certo a scopo di lucro», precisa Ascione. Che aggiunge: «Oltre alla produzione del tessuto, ci occupiamo dell'accompagnamento burocratico alle certificazioni, della verifica che tutta la filiera sia aderente al disciplinare approvato e del rapporto con quanti richiedono le mascherine». C'è, però, ancora uno step da superare. «Quelle realizzate in questi primi giorni rispondono alle caratteristiche indicate dall'ex articolo 16, e sono definite come presidi alla tutela dei lavoratori e della collettività. Ora aspettiamo un'altra certificazione, dopo un ulteriore adeguamento, perché le nostre mascherine siano classificate come dispositivi medico chirurgici», spiega Ascione.
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