Coronavirus a Caserta, nuova guerra
della movida fra residenti e negozianti

Coronavirus a Caserta, nuova guerra della movida fra residenti e negozianti
di Fabrizio Arnone
Martedì 26 Maggio 2020, 08:28
4 Minuti di Lettura

Strisce blu a pagamento, Zona a Traffico Limitato di nuovo in funzione nei fine settimana, movida si ma solo fino alle 23. Caserta riparte e si prepara alla fase 3 dell'emergenza Coronavirus. E se da un lato, già ieri, erano tantissime le auto parcheggiate sugli stalli a pagamento con tanto di grattino in mostra sul parabrezza, dall'altro lato si riaccende lo scontro tra residenti ed esercenti del centro storico, alle prese stavolta con la fase di convivenza con il virus appena iniziata. E se in tutta Italia il tema ha riacceso enormi polemiche con sindaci e Governatori pronti a far marcia indietro sulle riaperture, Caserta non è da meno e la polemica è iniziata già con toni forti.

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Per la prima volta un gruppo dei commercianti del centro, si è organizzato in un «collettivo anonimo» per attaccare i residenti delle strade del centro storico «colpevoli» di essere tornati a protestare contro le violazioni dei regolamenti comunali e delle normative straordinarie anti Covid: «Non è un caso che appena noi reclusi ci siamo riaffacciati per le vie del paesone', si sia rifatta viva anche la lotta alla presunta movida selvaggia, condotta a colpi di scatti nascosti dai balconi, associazioni di bofonchianti vicchiarielli compiacenti».
LA MOVIDA
Dure accuse accompagnate dalla ricostruzione di quello che è successo nei primi giorni di riapertura. Ma una realtà ben diversa da quella che, definita dagli anonimi come un «racconto montato ad arte», è stata denunciata dal comitato «No Movida Selvaggia» di Caserta. «La nostra movida in quanto bene pubblico, è abbandonato all'incuria da chi dovrebbe, invece, cogliere l'opportunità che rappresenta. Qui si rema per il medioevo. Noi - conclude il collettivo degli esercenti - vogliamo il rinascimento. Noi non sappiamo morire. Fatevene una ragione». Parole forti, frutto anche delle frustrazioni degli ultimi mesi e dallo spettro di una crisi incombente. Un discorso che, però, non viene accolto in termini negativi dalla «controparte», e cioè dalla platea dei residenti definiti dal collettivo anonimo come «vicchiarielli amanti della repressione». «È spiacevole, a distanza di anni di lotte, continuare a percepire il problema casertano della movida come lo scontro tra esercenti favorevoli e residenti contrari - esordisce Rosanna Di Costanzo, presidente del comitato «No degrado, no Movida Selvaggia» -. Noi residenti siamo i primi ad essere favorevoli alla presenza delle attività e auguriamo loro una lunga permanenza e non certo una chiusura per fallimento. Noi abbiamo sempre posto e ancor di più lo facciamo in tempo di emergenza sanitaria, un problema di rispetto delle regole. Il rispetto delle regole è l'unica cosa che può conciliare e favorire il benessere economico dei commercianti con i diritti dei residenti a vivere tranquillamente e a poter rientrare nelle proprie abitazioni, diritti che, negli ultimi anni, sono spesso stati negati dalla movida che noi, non a caso, chiamiamo selvaggia. Hanno ragione gli anonimi esercenti quando parlano di movida come fenomeno culturale e sociale da valorizzare - sostiene Di Costanzo - ma non c'è niente di culturale e di sociale né nelle risse, né nella musica a tutto volume, né nei gesti minacciosi che certi esercenti rivolgono ai residenti quando si affacciano alla finestra o camminano per le strade». Una vera e propria guerra tra poveri, dunque, quella che si combatte quotidianamente all'ombra della Reggia che potrà solo peggiorare senza l'intervento delle autorità competenti al controllo e alla sicurezza almeno nelle serate del fine settimana.
LO SCHIAMAZZO
«Non siamo un manipolo di reazionari favorevoli alla militarizzazione del centro storico, ma non accetteremo mai che tutto il potenziale di questa città e di questi locali venga distrutto dai professionisti dello schiamazzo sulla pubblica via - continua la presidente del Comitato per la movida -. Il rischio di pretendere una certa dose di disobbedienza civile' in fatto di rispetto delle regole rischia solo di peggiorare la situazione. Sarebbe come se i residenti pretendessero, nelle sere del fine settimana, di uscire tutti insieme con l'auto per girare nelle strette vie del centro e parcheggiare sotto casa, in divieto di sosta, magari davanti ai locali. I gesti fuori dalla logica - conclude Rosanna Di Costanzo - non possono essere giustificati come atti di disobbedienza civile».
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