Coronavirus nel carcere di Santa Maria,
le mogli dei detenuti: «Alto rischio sanitario»

Coronavirus nel carcere di Santa Maria, le mogli dei detenuti: «Alto rischio sanitario»
di Mary Liguori
Domenica 22 Marzo 2020, 12:30
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Il direttore sanitario dell'Asl di Caserta, Pasquale Di Girolamo, è la prima voce autoritaria che entra ufficialmente nel caso «Uccella» e che si esprime rispetto alla situazione sanitaria del penitenziario di Santa Maria Capua Vetere. «Al momento non ho notizie di casi di contagio nella casa circondariale»: la dichiarazione, resa a Il Mattino ieri pomeriggio, dovrebbe tranquillizzare gli animi dopo giorni turbolenti per i detenuti e i loro familiari, in cerca di conferme o smentite su due presunti casi di covid tra le mura del carcere. Al momento, dunque, l'unico caso di coronavirus rapportato all'«Uccella» è quello del dirigente sanitario risultato positivo in settimana. L'uomo non sarebbe mai entrato in contatto con i detenuti, svolgendo un lavoro d'ufficio, tuttavia negli ultimi tre giorni sono stati già 35 i tamponi eseguiti sul personale medico-infermieristico del penitenziario e sugli agenti di polizia. Nessun detenuto sarebbe stato sottoposto al test in questi giorni.
 

 

La mancanza di informazioni ha generato grandi paure nei familiari dei detenuti. Maria, Michelina, Nunzia sono solo alcune delle parenti di detenuti che ieri si sono rivolte a Il Mattino per conoscere il reale stato sanitario che vive il carcere in questo momento. «Mi ha chiamato mio padre - scrive una di loro - si è diffusa la voce di due contagi da coronavirus, ma nessuno conferma o smentisce queste notizie». «Mio fratello è terrorizzato, lui e gli altri chiedono da giorni di sapere se ci sono detenuti contagiati, ma nessuno dà loro risposte», dice un'altra donna. Mirela dice di aver saputo dal suo convivente della tensione e dei dubbi che gravano da giorni sugli oltre 900 detenuti. «Alle loro domande e alle nostre non ci sono riscontri». Uguali le richieste di Maria Antonietta, Carmela e Flora. «Da giorni circolano voci impazzite da un padiglione all'altro che riportano di casi di covid tra i detenuti, siamo in grande allarme: se questo dovesse essere vero i nostri congiunti sarebbero esposti a un rischio altissimo. Chiediamo solo che ci dicano come stanno realmente le cose».
 

Valentina Vinci è la moglie di un detenuto dell'Alta sicurezza. Ci ha inviato una lettera per denunciare quelle che, a suo dire, sono le precarie condizioni igieniche del carcere. «Le condizioni di detenzione violano i decreti del Governo, che prevedono denunce penali per chi non le rispetta, mentre in carcere vengono violate continuamente senza che nessuno intervenga: distanze di sicurezza, igienizzazione delle superfici e degli ambienti, controlli e tamponi sui sospetti malati e così via. Che ognuno dei detenuti debba pagare il proprio debito con la giustizia non è in discussione, è in discussione invece il diritto alla salute che ognuno ha insieme al diritto di vedere la propria famiglia ed i propri cari. Per sicurezza, sono state interrotte le visite, mentre sia guardie che medici entrano ed escono dalle carceri con il grande rischio di contagio: tant'è vero che in alcuni carceri il contagio è entrato, con previsioni disastrose che facilmente si possono capire. È entrato in Lombardia, e veniamo a sapere anche nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, e questo è quello che trapela sulla stampa. La polemica non è lo scopo della lettera, già ce ne sono tantissime sui media, sulla stampa e così via, ma quello di chiedere che si intervenga con provvedimenti concreti in salvaguardia della salute dei detenuti: è vero che devono pagare il loro debito verso la giustizia e la società, ma questo lo stanno facendo con la privazione della loro libertà e non deve accadere che vengano privati anche della loro salute.
Riguardo alla salute non ci sono cittadini di serie A e serie B, di fronte alla salute, come di fronte alla giustizia, siamo tutti uguali e dobbiamo essere trattati allo stesso modo. Non abbiamo notizie, non sappiamo cosa succede tra le mura delle carceri, dove regnano sovraffollamento, mancanza di presidi sanitari, e le persone sono abbandonate in celle di 3 metri per 2 in due persone per 22 ore al giorno. I detenuti vanno messi tutti in sicurezza e una volta passato il pericolo ognuno di loro continuerà a scontare la propria pena, ma in salute come sono entrati. Chiedo allo Stato a  nome di tutte le persone che stanno vivendo la mia stessa situazione di intervenire prima che la situazione degeneri in maniera irreparabile». 

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