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Alla paura per il contagio, si aggiunge quella per un futuro ancora carico di ombre; due giorni fa, la Jabil ha sospeso la procedura di messa in esubero per i 272 lavoratori rimasti sui 350 annunciati inizialmente (78 sono fuoriusciti volontariamente con un incentivo); procedura che sarebbe dovuta partire, con l'invio delle lettere di licenziamento, il 23 marzo prossimo, data in cui scade la cassa integrazione straordinaria che i lavoratori Jabil praticano ormai da anni. A fronte della sospensione dell'iter di licenziamento, la Jabil si era poi impegnata a chiedere un'ulteriore proroga della cassa integrazione, cosa però non ancora avvenuta formalmente. Preoccupati i lavoratori.
«Oggi più di prima - dice Mauro Musella, dipendente nonchè delegato Uilm - risulta incomprensibile l'irremovibilità del management, che rifiuta l'adozione degli ammortizzatori indispensabili per completare il piano industriale e gestire la crisi sanitaria».
I lavoratori hanno anche scritto a Mark Mondello, Ceo di Jabil negli Usa. «Non è più tollerabile l'atteggiamento inamovibile del management locale in un territorio che sfiora il 40% di disoccupazione. Abbiamo imperativo bisogno dell'ammortizzatore sociale (da 3 mesi in su) per completare il percorso di ricollocazione, già condiviso con il Mise. Confidiamo in un vostro concreto interessamento che riporti Jabil Italia ad essere protagonista del panorama internazionale».