Mazzette in tribunale: a processo
avvocato, poliziotto e cancelliere

Mazzette in tribunale: a processo avvocato, poliziotto e cancelliere
di Marilù Musto
Lunedì 15 Gennaio 2018, 12:27 - Ultimo agg. 17 Gennaio, 10:22
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«La libertà ha un prezzo», ripeteva l’avvocato Anna Savanelli ai suoi clienti. Sì, perché lei faceva sparire i fascicoli dagli uffici dei magistrati e li incendiava, stando alla Procura di Napoli nord. E ora, il prezzo lo sta pagando lei: da difensore a imputata. Il giudizio immediato nel tribunale di Napoli nord, infatti, è stato fissato per l’avvocato di Parete, accusata di corruzione in atti giudiziari, ma anche per il suo compagno, il «numero due» del commissariato di Sessa Aurunca, Giovanni Romano, quest’ultimo ripreso in un video dalla guardia di finanza di Aversa mentre intascava denaro da alcuni conoscenti che avevano chiesto il porto d’armi in questura.
In cambio, il poliziotto avrebbe stilato una relazione positiva sulla loro fedina penale, garantendo il porto d’armi con la firma finale in questura a Caserta.

Stando alle indagini, il «prezzario» del vicecommissario variava dai 200 euro ai 2.500. Con la Savanelli e Romano, finiranno davanti ai giudici del tribunale di Napoli nord ad Aversa - presidente Pierluigi Picardi - il 2 febbraio, il cancelliere del tribunale di Napoli, Andrea Esposito (accusato di aver dato alla Savanelli i fascicoli da far sparire per evitare l’esecuzione di pena dei suoi imputati), l’imprenditore Antonio Caterino di Casal di Principe, «gancio» fra coloro che pagavano - secondo l’accusa- per ottenere la licenza delle armi e Romano, ma anche Massimo Perrone di Giugliano in Campania, cliente della Savanelli.
L’avvocato, durante la prima fase d’indagine, avrebbe ammesso di aver dato alle fiamme il documento sottratto dalla cancelleria, ma ha poi sostenuto la sua innocenza per le altre vicende.

Difesa dalla toga Mariangela Maietta, la Savanelli è intenzionata a dare battaglia in udienza. Così come il suo compagno, Romano: poliziotto considerato un ottimo investigatore, rappresentato in udienza dall’avvocato Luigi Imperato. I cinque imputati furono tutti arrestati nell’ottobre scorso. In realtà, davanti ai giudici di Napoli nord, l’avvocato di Parete risponde solo del reato di corruzione per il rilascio del porto d’armi in concorso con il poliziotto Romano. Per la corruzione in atti giudiziari e l’incendio del fascicolo - avvenuto davanti al bar Makerè di Giugliano in Campania - la posizione è stata stralciata con trasmissione degli atti a Napoli in seguito a una eccezione formulata in sede di Riesame.
«L’ho fatto anche per un mio cliente di Mondragone che mi ringrazia ancora», aveva raccontato la Savanelli a Massimo Perrone (in carcere per altri reati e cliente della Savanelli) spiegando come avveniva la sparizione dei fascicoli. Stralciata la sua posizione anche per i reati di rivelazione di segreto d’ufficio, annullato dal Riesame, e per il furto al centro commerciale Jambo 1 di Trentola Ducenta della crema Vichy.

Dettagli, circostanze, denaro in più che entrava e usciva dallo studio legale. Il flusso dei soldi lo ha seguito bene la guardia di finanza di Aversa che ha poi presentato il «conto». «Sono solo il frutto del mio lavoro», aveva spiegato al giudice la Savanelli. Nessuna corruzione: questa la sua versione. Lei si difende dicendo che avrebbe presentato una semplice istanza in questura a Caserta per Salvatore Tornincasa, suo assistito, per il porto d’armi. Non ci sarebbero state «mazzette». La Savanelli è l’ex legale di Valter Lavitola, divenuta famosa per aver firmato l’istanza che avrebbe poi fatto uscire dal carcere l’ex direttore dell’Avanti. Ora, dovrà combattere per ottenere la sua libertà. 
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