Cosentino: «Le chiavi della Reggia me le diede il prefetto, mai usate»

Nicola Cosentino durante una delle udienze dei processi in corso a Santa Maria Capua Vetere
Nicola Cosentino durante una delle udienze dei processi in corso a Santa Maria Capua Vetere
di Mena Grimaldi
Giovedì 7 Gennaio 2016, 19:01 - Ultimo agg. 19:09
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Ebbe le chiavi della Reggia dall'ex prefetto di Caserta ma non ne fece mai uso. Così Nicola Cosentino ha spiegato la presenza in casa, durante una delle perquisizioni subite, delle chiavi degli ingressi del monumento vanvitelliano. «Non ho mai utilizzato le chiavi per entrare alla Reggia di Caserta. Mi furono consegnate dall'allora prefetto di Caserta, Ezio Monaco, quando ero sottosegretario che conosceva la mia abitudine di andare ad allenarmi al mattino e me le consegnò dicendomi che in quel modo sarei potuto entrare prima e non essere infastidito dalle persone. Pur non avendole mai usate, non le consegnai per una questione di rispetto istituzionale nei confronti di Monaco che aveva fatto una gentilezza nei miei confronti».

 L'ex coordinatore di Forza Italia oggi ha risposto per la quinta udienza consecutiva alle domande del pm Antimafia, Alessandro Milita, nell'ambito del processo in cui è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Oggetto dell'udienza, le presunte pressioni che Cosentino avrebbe esercitato sulla prefettura per un certificato antimafia e per la questione dello scioglimento del consiglio comunale di Mondragone di cui avevano parlato sia Sergio Orsi, l'imprenditore vicino al clan dei casalesi, che da Giuseppe Valente, ex presidente del Consorzio Ce4.  «Se si fossero rivolti a me per fare pressione sulla prefettura per ottenere il certificato antimafia li avrei mandati a quel paese»: ha replicato. «In quel periodo, erano gli anni 2000, - ha ricordato Cosentino - c'era la commissione d'accesso al comune di Mondragone, fui contattato dall'onorevole Mario Landolfi e da GIuseppe Valente perché loro ritenevano che la commissione d'accesso era stata inviata dopo degli esposti anonimi provenienti da una parte politica con dietro Lorenzo Diana e volevano parlare con il prefetto. Andammo in prefettura non per fare pressioni, io manco parlai, ma perché loro volevano spiegare che dietro c'era una strumentalizzazione politica della sinistra per far cadere l'amministrazione».  Sulle presunte intercessioni, invece, con la prefettura quando alla guida vi era Maria Elena Stasi (imputata con Cosentino nel cosiddetto procedimento sui carburanti e le società di famiglia dell'ex deputato) per far ottenere il certificato antimafia al Consorzio Eco4 dei fratelli Orsi con a capo Valente, l'ex deputato ha detto di non essersi  recato dal prefetto per intercedere, ma bensì per «porre un quesito tecnico che loro stessi, Valente e Orsi, mi avevano posto». Cosentino, dunque, ha negato quello che Orsi e Valente definirono come pressioni a loro favore.   
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