Cosentino: tre processi e un'attesa lunga 12 anni, poi il carcere

L'ex coordinatore di Forza Italia in Campania è recluso a Rebibbia

La corte di Cassazione
La corte di Cassazione
Marilu Mustodi Marilù Musto
Venerdì 28 Aprile 2023, 22:08 - Ultimo agg. 29 Aprile, 13:36
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Nicola Cosentino è stato il “ponte” fra la politica e la camorra. Questa è la verità giudiziaria che da oggi si può raccontare senza essere smentiti. Ieri, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a dieci anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa inflitta in appello a Napoli all’ex sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi, l’ex coordinatore di Forza Italia in Campania, l’ex leader di una politica che non esiste più. La sentenza è arrivata come un fulmine. «Cosentino ha accolto con dolore la notizia della conferma di una sentenza che ritiene ingiusta», hanno spiegato i legali dell’ex sottosegretario subito dopo il dispositivo letto dai giudici, presidente Anna Petruzzellis, relatore Calvanese.

Fra tutti gli ex amici politici di Cosentino, alcuni oggi in carica al Senato e alla Camera, nessuno ha voluto commentare la sentenza. Solo Carlo Sarro, ex dirigente di Forza Italia, ieri ha dichiarato: «Sono sempre stato intimamente convinto dell’innocenza di Cosentino».

La storia che viene fuori dopo 12 anni di processi, colpi di scena e udienze è una sola: Cosentino è stato il tramite attraverso il quale il clan dei Casalesi, grazie all’azienda Eco4 dei fratelli Sergio e Michele Orsi, riuscì a entrare nel business dei rifiuti in Campania.

Da quel “patto” di fuoco fra politica e malaffare, la camorra riuscì ad accumulare denaro, appalti e “mazzette” che uscivano fuori dai cumuli di immondizia durante il periodo dell’emergenza rifiuti. Non a caso il dominus dell’Eco4, Sergio Orsi, è stato condannato per associazione mafiosa a quattro anni e due mesi in un processo parallelo a quello di Cosentino (meno della metà della condanna a Cosentino), mentre il fratello Michele è stato ucciso dall’ala stragista del clan nel giugno del 2008, poco prima che scoppiasse il «caso Eco4».

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Era il 2009 quando i primi verbali del “re delle discariche” Gaetano Vassallo furono pubblicati su alcuni quotidiani. La frase che divenne popolare raccontata da Vassallo diventò un meme: «L’Eco4 song’io», avrebbe detto Cosentino, attribuendosi il potere del settore rifiuti in una Regione che sprofondava fra i cumuli di spazzatura. I difensori si sono sempre battuti per riconvertire quella frase cambiando il soggetto: «Si riferiva al Consorzio Caserta4, non all’azienda», hanno più volte tuonato. Non c’è stato verso. Per i magistrati, la stretta di mano e la busta gialla consegnata a Cosentino da Orsi, era la prova di un vincolo che avrebbe legato per sempre l’ex leader di FI in Campania alla camorra. Ieri, l’epilogo di una storia giudiziaria troppo lunga. Sullo sfondo, due assoluzioni di Cosentino per altri due maxi-processi: Il Principe e il caso carburanti. Il carcere di Rebibbia a Roma, intanto, è il penitenziario scelto dall’ex coordinatore di Fi per la sua detenzione: alle ore 19, ieri Cosentino si è presentato nella casa circondariale nel reparto di Alta sicurezza, zona riservata a chi è recluso per reati di mafia. Dopo 12 anni di processi, quattro di indagini, centinaia di udienze, colpi di scena e quattro anni già trascorsi tra vari istituti penitenziari e domiciliari (con la carcerazione preventiva), Cosentino dovrà affrontare dieci anni di reclusione, meno un anno e due mesi.

L’unico appiglio per ottenere uno “sconto” è, infatti, il principio di fungibilità. Ad accompagnare l’ex politico a Rebibbia c’erano anche la moglie Marisa e i due figli gemelli, uno dei due laureato in Giurisprudenza e futuro avvocato. Di certo, la difesa di Cosentino non si fermerà. Erano presenti in Cassazione ieri gli avvocati Agostino De Caro e Vincenzo Maiello, ma nel gruppo storico del collegio difensivo c’è anche Stefano Montone che in tutti questi anni ha combattuto accanto a De Caro. Nel processo Eco4, però, l’impresa titanica di smontare i racconti di 19 pentiti (ex affiliati e sicari dei Casalesi) non è riuscita di fronte a una sentenza che ha confermato persino l’anno in più messo sul piatto in corte di Appello a Napoli (in primo grado a Santa Maria Capua Vetere si era deciso per i 9 anni). L’unica strada per Cosentino, ora, sarà la Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Ma sarà necessario leggere le motivazioni della corte di Cassazione. Resta il paradosso: Sergio Orsi, l’imprenditore in odore di camorra dell’Eco4, nel 2021 era di nuovo in circolo per ottenere appalti dal Cira (il Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali) tanto da finire in una inchiesta della Dda. Il suo gancio politico, invece, entrerà in cella ora e ci resterà per i prossimi anni.
 

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