Si costituisce al processo contro
​il clan: panificio crivellato di spari

Si costituisce al processo contro il clan: panificio crivellato di spari
di Mary Liguori
Giovedì 11 Gennaio 2018, 16:41 - Ultimo agg. 16:45
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La notte piomba su Casal di Principe con tredici colpi di pistola sparati ad altezza uomo. La notizia della sparatoria, riportata in esclusiva quest'oggi da Il Mattino (edizione Caserta), ha creato non poco allarme in paese. L’obiettivo è un supermarket-panificio nei pressi di via Cavour. Improvvisa come un’ombra che sbuca dal niente, la paura torna a far fremere il cuore pulsante di un regno criminale che sembrava ormai privo della sua ala militare.
Mancavano pochi minuti alle 22 quando qualcuno ha frenato davanti al panificio. Una raffica di colpi ravvicinati. Ai piani superiori, i titolari del market pensavano inizialmente che si trattasse di una batteria di fuochi d’artificio. Poi si sono affacciati, e hanno intravisto dei veicoli fuggire a gran velocità. Pochi minuti dopo sono giù per le scale. E comprendono che quelli uditi poco prima erano colpi di pistola. Vetrine in frantumi e ogive conficcate nel muro confermato che si è trattato di un raid intimidatorio. 
A via Cavour arrivano polizia e carabinieri. La Scientifica reperta tredici bossoli. Tutti esplosi ad altezza uomo. In un orario in cui, solitamente, nel retrobottega del panificio ci sono persone al lavoro, intente a preparare la farina che servirà per il pane che viene infornato all’alba. Non due sere fa. Per fortuna non c’era nessuno e quindi nessuno è rimasto ferito. Ma quanto accaduto è gravissimo. E porta con sé uno strascico inquietante. I titolari dell’esercizio commerciale preso di mira di recente si sono costituiti parte civile in un processo contro i Casalesi. Perché, un loro congiunto è stato assassinato 29 anni e nel giugno scorso il basista di quell’omicidio è stato arrestato. I titolari dell’esercizio bersagliato dalla sventagliata di colpi sono i parenti di Antonio Pagano, la cui storia si perde in un passato remoto. 
Pagano è morto la sera del 22 ottobre del 1989. Ucciso insieme ad altre tre persone: Giuseppe Orsi, Giuseppe Gagliardi e Giuseppe Mennillo. Una carneficina che nel processo Spartacus venne ascritta al clan dei Casalesi perché, secondo le indagini condotte all’epoca, Pagano era un luogotenente casalese di Raffaele Cutolo e una volta tornato libero, nell’estate del 1989, si stava riorganizzando per riprendersi ciò che in passato era stato suo sotto la benedizione del «professore» di Ottaviano. Tuttavia, durante la sua assenza gli assetti criminali dell’Agro-Aversano erano profondamente cambiati. E i Casalesi di lasciare spazio ai colonnelli del camorrista vesuviano non vollero saperne. Perciò risposero con il piombo al suo tentativo di riorganizzare le fila. Fu un bagno di sangue, la «strage dei cutoliani», e solo di recente c’è stata la chiusura del cerchio in merito alle indagini. L’ex boss, oggi pentito, Antonio Iovine, processato e condannato all’ergastolo per la «strage dei cutoliani» insieme a Raffaele Diana e Giuseppe Caterino, ha riferito che Giancarlo Iovine, titolare di un consorzio agrario a San Cipriano d’Aversa, si mise a disposizione del commando che poi uccise Pagano e i suoi uomini. Il suo consorzio fu usato come base per gli appostamenti dei sicari perché, proprio lì nei paraggi, era andato a vivere Pagano dopo la scarcerazione. Il luogotenente della Nco sapeva di essere nel mirino dei Casalesi e per questo Giancarlo Iovine è finito in carcere e lo scorso 6 dicembre c’è stata l’udienza preliminare. Nella quale i parenti di Pagano si sono costituiti parte civile. Per gli investigatori c’è questo dietro la stesa che due sere fa ha riportato Casal di Principe in tempi che sembrano lontani anni luce. Giancarlo Iovine fino all’estate scorsa, era libero e, sempre secondo l’accusa, oltre ad aver aiutato gli assassini di Pagano, avrebbe contribuito alla causa dei Casalesi da un punto di vista finanziario. Ma questa è un’altra storia. È questa la prima ipotesi al vaglio degli investigatori per il raid al panificio. Non si esclude neanche un regolamento di conti per droga. Perché un figlio dei titolari è ai domiciliari per droga nell’appartamento al piano superiore del palazzo bersagliato di colpi. 
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