Storie ce ne sono tante anche in questa campagna vaccinale: storie di ritardi, di rifiuti (soprattutto dopo la vicenda Astrazeneca), di attese deluse, di decisioni riviste. La situazione, come si sa è complessa, tra dosi che non arrivano, confusione nel tipo di vaccino da somministrare per età, precedenze (over 80, fragili, caregiver). Insomma, la coperta è corta e comunque la si tiri non arriva a coprire il fabbisogno. Così, nonostante gli sforzi e l'organizzazione, nella maggior parte dei casi efficiente, c'è, in particolare, il meccanismo relativo alla categoria dei fragili non deambulanti che stenta a ingranare.
Ritardi che penalizzano proprio quelle persone che, invece, dovrebbero essere state già in buona parte vaccinate. Diverse le testimonianze, dalla signora di 102 anni casertana che ha ricevuto il vaccino solo lunedì, dopo essere stata iscritta sul portale per oltre un mese, ad un'altra persona anziana (79 anni), sempre abitante a Caserta, affetta da malattia di Alzheimer, allettata da quasi dieci anni, che ancora sta aspettando. Come racconta la figlia, Nives Chiavarone: «Siamo angosciati: nostra madre non ha ricevuto il vaccino, pur essendo prenotata da diverse settimane. Abbiamo tentato di segnalare il disservizio, ma senza successo. Abbiamo cercato di informarci, ma non c'è nessuno che riesca a darci una spiegazione univoca. C'è chi dice che mancano le dosi di Moderna, il vaccino che viene somministrato a questi pazienti, e chi dice che ci si muove per aree territoriali. Nel senso che si vaccina a zone per evitare lunghi spostamenti con il rischio di compromettere la corretta conservazione delle dosi portate a domicilio. Fatto sta che siamo ancora in attesa. E non siamo gli unici: la nostra è solo una vicenda emblematica», spiega Nives.
«Io sono talmente esasperata che, dopo aver ascoltato il ministro Speranza che invitava a denunciare i ritardi, lunedì mi sono recata, per farlo, alla stazione dei carabinieri di Caserta. Ero intenzionata a produrre una denuncia, proposito dal quale mi hanno fatto desistere gli stessi carabinieri: contro chi? E con quali risultati? Inoltre, devo ammetterlo, la mia decisione era stata più il frutto dell'esasperazione di questo momento e dei timori di noi figli che di una reale convinzione. Infatti, sono ben consapevole aggiunge degli sforzi che tutti, Regione Campania in testa, stanno facendo perché la campagna vaccinale proceda per il meglio. Ma, evidentemente, ancora non basta. Sarà per ritardi nella consegna delle dosi, per problemi logistici o per intoppi dovuti alla questione Astrazeneca, ma qualcosa, ultimamente, si è bloccato e proprio per chi è chiuso in casa. Come è successo per nostra madre che non esce da anni ed è assistita da una badante, anche lei non vaccinata, in quanto, pur essendo regolarmente assunta, non ha ricevuto ancora i documenti necessari per iscriversi nella piattaforma, nella categoria caregiver», spiega Nives Chiavarone.
Senza contare che neppure i familiari, che concorrono alla cura dell'anziana signora, sono vaccinati. «Il rischio, molto concreto, è che potremmo noi figli a portare inconsapevolmente il virus a casa di mamma, dove è indispensabile anche la presenza, a turno, di uno di noi. Eppure, nessuno, a parte me che sono docente, ha ancora ricevuto il vaccino». Una situazione come tante, oggi, nel nostro Paese che rende ancora più drammatico e inquieto il periodo che stiamo vivendo. «Il rammarico dice ancora Chiavarone - è che sono proprio le persone anziane, i fragili, ad essere ancora in attesa di ciò, il vaccino, appunto, nel quale tutti confidiamo per riconquistare la tranquillità e la normalità, ormai, diventati i beni più rari e preziosi».