Coronavirus nelle carceri, il magistrato:
«Domiciliari? Mancano braccialetti elettronici»

Coronavirus nelle carceri, il magistrato: «Domiciliari? Mancano braccialetti elettronici»
di Mary Liguori
Giovedì 26 Marzo 2020, 08:00
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Sono giorni pesanti nelle carceri italiane e, a Santa Maria Capua Vetere, la tensione sale. L’emergenza sanitaria ha radicalmente cambiato le abitudini degli italiani, con ripercussioni anche negli istituti di pena. A Santa Maria Capua Vetere da ieri è iniziato lo sciopero della fame per il mancato rispetto delle misure anticontagio e per l’ottenimento di dispositivi a garanzia della salute dei mille reclusi. E, naturalmente, avente per scopo un indulto che ridurrebbe in termini numerici la popolazione carceraria. Al momento, l’unico mezzo per contrastare il sovraffollamento è la concessione dei domiciliari che però, a Santa Maria, porterebbe solo a una sessantina di scarcerazioni su mille reclusi. Un numero esiguo, dunque, che peraltro potrebbe non vedere mai l’applicazione perché c’è carenza di braccialetti elettronici, unico e imprescindibile strumento di controllo espressamente indicato dalla norma.
 
 

Interviene sulla questione Marco Puglia, magistrato di sorveglianza. «Sono giorni molto impegnativi, i detenuti e il garante hanno chiesto il termoscanner che ancora non c’è, ma è attivo all’Uccella il triage con misurazione della temperatura per i nuovi detenuti che vengono tenuti in isolamento per 14 giorni prima del trasferimento nei reparti», spiega Puglia. «Al momento posso affermare che non vi sono contagi tra la popolazione detenuta, mi è stato anche riferito che sia il dirigente medico che gli infermieri risultati positivi al covid-19 non hanno avuto contatti diretti con i detenuti dal 7 marzo». Poi Puglia affronta la questione della concessione dei domiciliari per una determinata tipologia di detenuti. «Io stesso ho già esaminato delle istanze, ma i provvedimenti non sono stati eseguiti perché non ci sono braccialetti elettronici e su questo la norma è chiara: possono andare senza il braccialetto solo coloro hanno fine pena da sei mesi in giù. Dai 6 ai 18 mesi la norma prevede il mezzo di controllo elettronico per concedere i domiciliari ai sensi della legge cosiddetta «svuotacarceri», che è la gemella della norma attuale. Ai sensi della legge preesistente, chiediamo informazioni sulla pericolosità del soggetto e le forze dell’ordine ci rendono nota; per la recentissima normativa, invece, non si richiede relazione comportamentale è previsto che il carcere ci invii una nota sintetica che ci indichi che il detenuto debba espiare una pena inferiore ai 18 mesi, che non abbia reati ostativi, che non vi siano stati disciplinari di rilievo nell’ultimo anno e che il soggetto non abbia partecipato alla sommossa del 7 marzo 2020. Sono poi esclusi tutti coloro che rispondono di maltrattamenti in famiglia o stalking».
 

Si tratta, pertanto, di «un corredo istruttorio limitato ed è ovvio che la nostra concessione avviene con strumenti conoscitivi molto più ristretti. Proprio per questo, a cautela, è previsto il braccialetto elettronico perché non essendo possibile, alla luce di un’istruttoria così limitata, una prognosi specifica sulla pericolosità del soggetto, lo strumento individuato come rimedio è il braccialetto, ma sono molti pochi e se ne possono attivare una cifra molto limitata settimanalmente, per cui i provvedimenti emessi in questi giorni si areneranno in punto di esecuzione perché mancano strumenti di controllo». 
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