Dalle imprese ai dentisti le vittime di estorsioni

Tra le vittime del racket, anche un centro di noleggio per le moto d'acqua

Un'aula di tribunale
Un'aula di tribunale
Marilu Mustodi Marilù Musto
Mercoledì 23 Novembre 2022, 07:46 - Ultimo agg. 7 Marzo, 12:08
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Li cercano senza sosta: sono Giuseppe Spada e Gabriele Salvatore, irreperibili da ieri per i carabinieri dell'Arma di Caserta e Aversa, inseriti in un lungo elenco che comprende affiliati vecchi e nuovi: come Giuseppe Granata, entrato nel clan nel 2020 e subito operativo con le estorsioni ad una società nell'area industriale di Marcianise.

La quota da dare alla camorra era di 10mila euro per ogni capannone realizzato e dato in locazione a terzi. L'accordo sarebbe stato preso grazie all'intermediario Biagio Francescone: l'impresa si è liberata ieri di un peso. In realtà, è stato un collaboratore di giustizia a far scattare le indagini sul nuovo gruppo della fazione Schiavone e guidato da Giovanni Della Corte.

L'uomo, però, avrebbe poi ritrattato le sue dichiarazioni rese ai magistrati che, intanto, avrebbero incartato la richiesta di arresto. Sarebbe stato ancora l'uomo misterioso che avrebbe partecipato a un'estorsione senza il permesso di Salvatore Sestile, suocero di Antonio Schiavone fratello di Sandokan e deceduto a febbraio del 2021 per Covid. Il pentito temeva di subire ritorsioni e così iniziò a parlare con gli inquirenti. E così, grazie a lui, il quadro ora è più chiaro: il capo del gruppo Schiavone sarebbe Giovanni Della Corte che si sarebbe avvalso della collaborazione di Salvatore De Falco, Franco Bianco (conosciuto come Badoglio) Vincenzo Di Caterino, Giuseppe Di Tella e Giuseppe Granata, quest'ultimo affiliato in precedenza alla fazione Zagaria guidata da Sestile.

Ma con il gruppo di Sestile, quello di Della Corte entra in rotta di collisione ben presto, tanto da indurre il neo pentito a fare i nomi degli affiliati.

Ci sono anche le due figlie del capoclan dei Casalesi, Francesco Bidognetti fra le destinatarie dell'ordinanza anticamorra in carcere firmata dal gip Isabella Iaselli eseguita dai carabinieri di Caserta e Aversa. Katia e Teresa Bidognetti (di 40 e 32 anni) sono state fermate a Formia, città «eletta» nuova residenza della famiglia del boss dopo le sentenze definitive di condanna dei vertici del gruppo. Teresa si trova agli arresti domiciliari, mentre Katia è in carcere a Roma. La madre Anna Carrino a loro si era rivolta a loro per farle allontanare dal mondo del padre, 15 anni fa. Non mancano nell'ordinanza anche le nipoti e una sorella della collaboratrice di giustizia, ex compagna del capoclan di Casal di Principe, Anna Carrino: si tratta di Emiliana e Francesca Carrino di Villaricca. Emiliana è la moglie di Giosuè Fioretto, fedelissimo del clan. Mentre Francesca (moglie di Nicola Sergio Kader, arrestato pure lui) fu colpita da un colpo di pistola in un agguato teso dal gruppo del killer Giuseppe Setola nel 2008, si salvò per una fortuita coincidenza, il proiettile sfiorò gli organi vitali ma non li trapassò. In tutto, i militari del comando provinciale di Caserta e del gruppo di Aversa (coadiuvati, nella fase operativa, da personale del nucleo operativo centrale della Polizia Penitenziaria) hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare (in carcere e agli arresti domiciliari) nei confronti di 37 persone delle fazioni Schiavone e Bidognetti. 

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Le indagini hanno documentato le attività del clan camorristico nell'arco di oltre tre anni: le estorsioni erano state chieste anche a uno studio dentistico associato fra Aversa e Lusciano, la tangente era di 30mila euro, così come a un imprenditore che gestiva l'affitto di moto d'acqua a Castel Volturno nei pressi di via Marinella. La longa manus della camorra era arrivata perfino a una rivendita all'ingrosso di profumi a Casal di Principe e una catena di supermercati di corso Umberto. I carabinieri hanno filmato incontri tra esponenti di vertice delle due fazioni criminali finalizzati a concordare il ripristino di una «cassa comune». Gli arresti sono scattati anche per il marito di Teresa Bidognetti, Vincenzo D'Angelo, e per il compagno di Katia, Carlo d'Angiolella. Questa volta le due sorelle, che avrebbero continuato a percepire lo «stipendio» del clan, si erano messe a disposizione del fratello Gianluca, il rampollo della famiglia e ultimo figlio del boss, che però ebbe il «battesimo di fuoco» della carriera criminale nel 2008. Gianluca, secondo Dda e carabinieri, avrebbe preso in mano le redini della camorra, impartendo direttive per compiere estorsioni ai danni di commercianti, gestire settori da sempre nelle mani del clan, come quello del «caro estinto» legati alle pompe funebri, grazie a patti illeciti risalenti nel tempo, arrivando perfino a organizzare un omicidio nei confronti di un noto affiliato del clan, Martinelli.

Estorsioni sono state eseguite anche a un centro di noleggio per moto d'acqua a Castel Volturno, oltre che a società edili impegnati in lavori a Trentola Ducenta (in via Caracalla) e a Parete per la ditta che si occupa dei rifiuti considerata «cosa nostra». Oltre al reato associativo, a carico di esponenti delle due fazioni Schiavone e Bidognetti del clan dei Casalesi sono contestate le estorsioni ai danni di numerosi operatori commerciali. 

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