Messina Denaro arrestato da Maurizio De Lucia: «Era un mio ex alunno, sapevo che avrebbe fatto carriera»

«Quando ho visto in tv che parlava della cattura di Messina Denaro ho avuto un sussulto, sono stata orgogliosa di lui»

L'antimafia che ha fermato il padrino Messina Denaro
L'antimafia che ha fermato il padrino Messina Denaro
Marilu Mustodi Marilù Musto
Mercoledì 18 Gennaio 2023, 13:49 - Ultimo agg. 19 Gennaio, 07:54
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«Maurizio De Lucia era uno dei miei studenti migliori, quando ho visto in televisione che parlava della cattura di Matteo Messina Denaro ho avuto un sussulto, sono stata orgogliosa di lui. Ci tengo a dire agli altri che è stato mio alunno». La professore Graziella Saurgnani ha esultato quando al tg hanno dato la notizia della cattura del latitante mafioso Matteo Messina Denaro, l’ultimo capomafia della Sicilia occidentale. In preda all’emozione, come se fosse sull’onda dei ricordi, ha raccontato al marito una serie di aneddoti con protagonista il suo «alunno Maurizio», oggi a capo della procura di Palermo che ha coordinato la cattura da parte dell’Arma dei carabinieri del latitante di mafia più pericoloso d’Europa. Maurizio De Lucia, in conferenza stampa, è stato il primo a parlare: «Ho ascoltato le sue parole incollata allo schermo. Nonostante i riflettori, per me resta il mio studente degli anni ‘73-‘76. Ho riconosciuto l’espressione curiosa», racconta la docente. 

Lei, la prof Saurgnani di Santa Maria a Vico, ricorda ancora quel bambino che sedeva fra i banchi delle scuole medie «Papa Giovanni XXIII» al quale insegnava la grammatica e la letteratura. «Aveva la capacità di scrivere dei temi molto belli, sapevo che avrebbe fatto carriera e lo dicevo sempre alla mamma quando la incontravo al supermercato», spiega.

Gabriella Saurgnani custodisce gelosamente ancora alcuni temi del procuratore di Palermo, andato via dalla Campania subito dopo aver vinto il concorso in magistratura. Ma l’infanzia del magistrato al vertice dell’ufficio inquirente palerminato - dove Falcone e Borsellino hanno prestato servizio - è legata a doppio filo a Santa Maria a Vico. Maurizio De Lucia ha frequentato le scuole elementari qui, nel cuore della Valle di Suessola, e le Medie alla «Papa Giovanni XXIII». Poi è stata la volta del Liceo a Maddaloni e, infine, la laurea in Giurisprudenza a Napoli. 

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«La mamma era triestina, suo padre un colonnello dell’Esercito - racconta la professoressa, ora in pensione - ricordo che Maurizio aveva due fratelli gemelli ed erano tutti e tre molto educati, rispettosi». Entrato in magistratura nel 1990, la sua prima sede è stata la Procura del Tribunale di Palermo, dove è arrivato nel 1991, da giovane sostituto, vivendo il drammatico periodo delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Per anni si è occupato di reati economici e ha indagato sulla pubblica amministrazione. Dal 1998 ha fatto parte della Direzione Distrettuale Antimafia; dal 2010 e fino al 2017 è stato componente della commissione centrale per la gestione dei programmi di protezione di collaboratori di giustizia: in quel periodo è tornato a Santa Maria a Vico. Negli annali della scuola Media compare nel 2010 per la presentazione del suo libro «Il cappio», scritto con Enrico Bellavia. Poi, nel 2018, un’altra visita nel Casertano per una premiazione all’istituto Ettore Majorana. Oggi Maurizio De Lucia ha 61 anni e non ha mai scelto la Campania per lavorare, innamorato e rapito dalla Sicilia, terra eletta a nuova «casa». La formazione del capo della procura di Palermo è però tutta casertana: «Maurizio era particolarmente portato per le materie letterarie - continua la sua ex docente - approfondito e originale nello sviluppo delle tracce dei temi proposti. Le sue considerazioni personali erano motivate, il lessico ricco ed efficace, l’uso delle strutture linguistiche sicuro e corretto. Viste le sue capacità e considerato il suo impegno, sono sempre stata convinta che avrebbe fatto molta strada e avrebbe raggiunto traguardi importanti». Uno per tutti, la cattura di Matteo Messina Denaro. Un’altra caratteristica è quella del silenzio: il magistrato casertano, fin dal primo giorno nel capoluogo siciliano, ha adottato un «basso profilo». «In fondo è sempre stato così, faceva i fatti», conclude la prof Graziella che, però, ha un unico sogno: «Vorrei rivederlo per abbracciarlo, sono fiera di lui. Noi italiani lo siamo!» 

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