Denunciò sesso e droga in chiesa:
prete «scomunicato» a mezzo stampa

Denunciò sesso e droga in chiesa: prete «scomunicato» a mezzo stampa
di ​Mary Liguori
Martedì 21 Gennaio 2020, 07:00
3 Minuti di Lettura
Scomunicato stampa. Per vendetta. È la sintesi del «giallo» di don Salvatore Zagaria il sacerdote scomunicato, appunto, solo a mezzo stampa, visto che risulterebbe ancora regolarmente sacerdote. Non ha mai ricevuto un atto ricettizio, mai ha avuto la possibilità di difendersi dall’accusa di scisma nata, peraltro, dopo una foto scattata nel corso di un incontro ecumenico in cui fu ritratto con una mitra sulla testa. Don Salvatore Zagaria ha anche denunciato per ingiurie il vescovo Piazza che lo avrebbe allontanato, davanti a centinaia di persone, dalla Cattedrale di Piedimonte Matese, in occasione del suo insediamento. 
 
LEGGI ANCHE Addio alla suora che fondò la Piccola Casetta di Nazareth

Ma questo è solo l’ultimo e plateale atto di una storia che inizia tra Ciorlano e Pratella, provincia di Caserta, ma diocesi di Isernia, nel 2009. La zona in quel periodo è infestata da preti poi allontanati dalla Chiesa per cattive condotte sessuali, alcuni poi finiti sotto indagine per pedofilia e ridotti allo stato laico. Escluso uno. Un sacerdote che don Salvatore scopre essere assiduo frequentatore di orge tra omosessuali, fare uso di droghe e abuso di alcol. Dopo l’ennesima notte vagante, don Salvatore interviene. È un suo superiore e lo redarguisce in privato quella volta e in seguito. Ma il sacerdote vizioso è sordo a ogni richiamo e a un certo punto minaccia il suo superiore. Che, spaventato, si rivolge ai carabinieri di Sesto Campano. Non ci sarà seguito a quella denuncia, né ci saranno indagini della Chiesa su quel sacerdote che un’intera comunità sa essere frequentatore abituale di festini hot. E quando la cosa arriva ai piani alti della Diocesi sarà, paradossalmente, don Salvatore a finire in un calvario. All’epoca è vescovo di Isernia Salvatore Visco, oggi a Capua. Tempo addietro don Zagaria aveva chiesto di poter fondare un centro di preghiera dell’ordine dei Benedettini Celestini, e l’abate glielo aveva concesso. Dopo i primi misunderstanding con i suoi superiori cambia aria. Trascorre un anno in Albania e nello stesso progetto investe tutti i suoi risparmi. Torna in provincia di Caserta e prende parte all’incontro ecumenico con un vescovo ortodosso. È in quell’occasione che finisce ritratto con una mitra sulla testa che sembra un paramento ortodosso, ma non lo è. La sua vita però è ormai oggetto di una sorta di «spionaggio» parrocchiale. Quella foto scattata a Casapesenna viene usata da qualcuno per colpirlo e crea un enorme equivoco in Curia. Arriva la «scomunica». L’allora vescovo Valentino Di Cerbo firma la nota con le accuse di scisma e disobbedienza al papa. Ma don Salvatore non riceve alcuna notifica. 
 
LEGGI ANCHE L'ultimo saluto a mamma Iolanda a Casal di Principe

Né la Santa Sede sembra aver mai intrapreso nei suoi confronti alcun procedimento. Si affida agli avvocati Sergio Cavaliere e Mauro Iavarone. I legali contattano le Diocesi, decine le lettere rimangono senza risposta. Si recano più volte in Vaticano e scoprono che presso la Congregazione per la vita consacrata don Zagaria risulta ancora sacerdote nel 2018. La prova, secondo i legali, che la scomunica non c’è mai stata. Il fascicolo viene inviato al vescovo Orazio Piazza che intanto prende il posto di Di Cerbo, andato in pensione. Piazza, ad agosto, allontana don Zagaria dalla cattedrale gremita dandogli dello «scomunicato». A quel punto, per la prima volta il prete, fatto passare per scomunicato e ridotto in miseria perché da quattro anni gli è sospeso lo stipendio, reagisce: la mortificazione è troppa e denuncia Piazza per ingiurie. «Desidero solo continuare a fare il sacerdote, che è quello che per cui sono nato», dice don Zagaria. Nessun commento, invece, dal vescovo di Alife. Il portavoce di Piazza, contattato da Il Mattino, ha riferito che sul caso Zagaria preferisce non esprimersi. 
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA