Bullismo, disabile picchiato a 16 anni:
la madre denuncia (ma solo sul web)

Bullismo, disabile picchiato a 16 anni: la madre denuncia (ma solo sul web)
di Mary Liguori
Lunedì 31 Maggio 2021, 08:25 - Ultimo agg. 1 Giugno, 08:50
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La partita di pallone, la sconfitta, l’adrenalina ancora in circolo. Un tifoso che cerca di rincuorare uno dei calciatori usciti perdenti dal campo e il giocatore, annebbiato dal furore agonistico, che reagisce con un destro dritto in un occhio del malcapitato fan.

Il ragazzino, sedicenne con disabilità, torna a casa con un occhio nero e, a quel punto, è il furore della madre a esplodere. La donna fotografa il suo ragazzo, pubblica l’immagine, bruttissima, dell’occhio livido e rigonfio sul gruppo Facebook del paese, e racconta per la disavventura occorsa al figlio. «Ha dato un pugno in faccia a mio figlio... gli ha gonfiato un occhio... fatto male a un dito... la differenza è che mio figlio è un ragazzo particolare: è quella la rabbia». 

Una denuncia è chiara e circostanziata e scatena indignazione e preoccupazione nella comunità. È un’onda che però resta ferma a galla del mare magnum del web. Un mare tanto impetuoso quanto effimero. Ché, oltre al post su Facebook, la madre del sedicenne disabile malmenato non va. Ma la notizia, ormai pubblica, circola e circola, fino a raggiungere i carabinieri. Che ovviamente chiedono spiegazioni. E la vicenda viene ricostruita come segue: sabato pomeriggio il ragazzino assiste a una partita di calcio al campo sportivo di Villa di Briano.

Al termine della gara dà una pacca sulla spalla a un giocatore 20enne della squadra uscita sconfitta dal rettangolo di gioco. Questi, per tutta risposta, gli sferra un cazzotto in faccia. Risultato: un occhio pesto. Il sedicenne torna a casa, la madre gli chiede cosa sia accaduto. Il ragazzo racconta. La madre scatta e posta. Denuncia su Facebook. Gli iscritti al gruppo del paese si indignano e sbraitano. Finché, ieri mattina, il «calciatore-pugile» si presenta a casa della vittima con i genitori. E chiede scusa: «Non mi sono reso conto di quello che stavo facendo, chiedo scusa. Non mi sono neanche accorto che fosse disabile». La madre della vittima torna su Facebook. Il popolo del web attende sviluppi e incalza. «Si può sapere il nome del ragazzo che ha dato il pugno?», scrive una donna, manco fosse il pubblico ministero incaricato dell’indagine. Ma sul web dove tutti possono tutto e ogni cosa è lecita, accade questo e altro. La gogna mediatica è pronta a scattare come la molla vibrante di una tagliola. La madre della vittima non si tira indietro. «Lo farei ben volentieri (il nome, ndr) comunque è venuto a chiedere scusa con la sua famiglia... anche se per me non ha senso». 

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E invece un senso deve avercelo avuto. Convocata in caserma, la donna riferisce i fatti, ma chiarisce che non intende sporgere querela. «Ha chiesto scusa». Ma non basta. È un reato per il quale si può procedere d’ufficio. E i carabinieri informano la Procura di Napoli Nord. Ché, no, non tutto nasce, si sviluppa e muore sul web. C'è, ancora, un mondo, oltre lo schermo e la tastiera. 

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